Quante volte chiediamo al nostro collega “come stai?”. Quante volte negli ambienti di lavoro prevale l’empatia e l’ascolto piuttosto che l’indifferenza o il cinismo? Quante volte l’entusiasmo è talmente forte da sembrare tangibile e quante altre lo è il distacco e la freddezza?
La presenza di “emozioni positive” è importante non solo in un gruppo di amici ma anche, e soprattutto, in un gruppo di lavoro. Grazie a molti studi psicologici, negli anni ci si è resi conto che per ottenere buoni risultati non è sufficiente preoccuparsi solo dei tratti cognitivi dell’organizzazione (come, ad esempio, una cultura basata su idee condivise, una comunicazione efficace, la trasmissione di obiettivi chiari, best practice da premiare) ma occorre anche esplorare il suo “volto emotivo”.
Ci siamo mai chiesti, dunque, se nella nostra organizzazione le persone stiano provando delle emozioni positive?
Spero di sì. Chiederselo e indagare su questi temi è importante in quanto “sentirsi bene” non potrà che fare bene anche al nostro apporto nel lavoro. Così come se ci sente delusi o arrabbiati anche quello che avremo prodotto ne risentirà.
In ogni caso, scoprire il volto emotivo, nello specifico, di un team o dell’intera organizzazione ha un notevole rilievo pratico poiché anch’esso può produrre effetti non secondari sulle motivazioni, sul senso di appartenenza, sul coinvolgimento lavorativo e, come già detto, sulle presentazioni organizzative.
Non è sicuramente un compito facile
Non è un compito facile quello di “misurare” il “clima emotivo”: volatile e tende a diffondersi soprattutto in modo indiretto e poco consapevole; diversamente dalla cultura, trasmissibile verbalmente o anche in modi formali.
Lo stato emotivo chiama in causa gli stili di leadership, le forme di interazione tra le persone e i segnali paraverbali (timbro, ritmi di voce, ecc) o non-verbali (linguaggio del corpo, espressioni facciali, ecc) della comunicazione.
Come diffondere le emozioni positive? Tramite il contagio
Le ricerca psicologica più recente ha ripreso e approfondito il concetto di contagio emotivo. Esso consiste nella propagazione delle emozioni da una persona alle altre. Nelle loro interazioni le persone operano come “emotional influencer”: sono influenzate da e influenzano le emozioni altrui anche senza rendersene conto. Così se si è a fianco di persone che manifestano sentimenti di sconfitta, inferiorità, frustrazione e umiliazione oppure irritazione, rabbia e ostilità sarà molto facile che tali emozioni si diffondano per contagio, cioè spingendo inconsapevolmente l’intero team verso il corrispondente polo emotivo di tristezza o di iper-reattività, con effetti comunque deleteri sull’equilibrio delle condotte e sui livelli di soddisfazione e impegno lavorativo.
Per fortuna, il processo di contagio si sviluppa nelle stesse modalità anche per le emozioni positive. Là dove è facilitata la diffusione di sentimenti di calore, gentilezza o ottimismo si realizza uno contagio positivo che attenua gli effetti della presenza di persone umoralmente difficili e arricchisce l’efficienza collettiva. Le ricerche sul campo hanno dimostrato che il contagio emotivo positivo aumenta la cooperazione e il senso di partecipazione alle attività e diminuisce i conflitti interni e le condotte controproduttive, uno fra tutti: l’assenteismo. Inoltre, contagiarsi di emozioni positive come la gioia migliora l’attenzione, le decisioni e le prestazioni, riducendo anche rischi di errori o incidenti, che al contrario con emozioni negative quali la rabbia aumentano.
Che responsabilità ha il leader?
Pensiamo quindi alla responsabilità che un leader può avere nel sentire e manifestare un tipo di emozione piuttosto che un’altra. Quest’ultimo può fare il proverbiale buono e cattivo tempo in base al suo umore. Se egli è pessimista e mostra scarsa fiducia e compassione verso i collaboratori o è troppo ansioso e adirabile, il clima emotivo potrà diventare velocemente irrespirabile poiché le persone non solo saranno frustrate ma tenderanno a convergere sugli stessi sentimenti negativi innescati dal leader, con abbassamento del morale e perdite sul piano della creatività. Anche in questo caso però una leadership che ha come ingredienti del suo esprimersi genuinità, supporto, attenzione e apertura agli scambi emotivi inciderà in modo positivo sul funzionamento del team, diffondendo altrettanti stili supportivi e dinamiche sane tra i singoli lavoratori.
2 azioni pratiche a poter mettere in atto fin da subito
Cosa fare allora, soprattutto, se si ha una posizione di responsabilità organizzativa, che come abbiamo visto può impattare notevolmente sul morale dell’intera organizzazione:
- rendersi conto tempestivamente (anche mediante focus group, sondaggi o l’uso di specifiche app) del clima emotivo esistente e del tipo di processi di contagio che si stanno verificando o si potrebbero innescare nel prossimo futuro;
- stimolare i comportamenti organizzativi desiderabili, anche favorendo lo sviluppo di quelle emozioni positive che hanno alta probabilità di contagio, quali per esempio, serenità, orgoglio, gratitudine, speranza e ispirazione.