“Che stress”. Tra sopravalutazione e sottovalutazione

Indice dei contenuti

“Che stress!”: è un’affermazione davvero comune. Lo stress è un fenomeno particolarmente insidioso perché è continuamente sottovalutato. Certo, ne parliamo sempre e ce ne lamentiamo spesso. Tuttavia lo sfogo con amici, colleghi o familiari nella maggior parte dei casi non si traduce di conseguenza in un’azione, in un qualche intervento risolutivo. Sottovalutiamo la possibilità di intervenire per migliorare la nostra situazione. Questo rappresenta purtroppo uno standard sia per le persone che per le organizzazioni.

Purtroppo, trattandosi di un rischio legato alla sfera immateriale, è fortemente influenzato dalla soggettività delle persone. È per questo che eventualmente si arriva ad affrontarlo solo quando la situazione è ormai conclamata e la possibilità di cura diventa più ardua.

In effetti però si dovrebbe affrontare il problema prima che si ingigantisca, dato che cosi come in tutti gli ambiti, anche in quello psicologico, prevenire è meglio che curare.

Gli interventi per il benessere lavorativo funzionano davvero?

“Anche quest’anno ci hanno fatto rispondere ad un questionario sullo stress lavorativo. E a cosa è servito? La scorsa volta ci mostrarono tanti risultati illuminanti per dirci che ci sarebbero stati dei miglioramenti ma è tutto finito lì. Non mi pare ci siano stati dei cambiamenti tantomeno degli interventi migliorativi.”

Da circa un decennio in Italia si prescrivono in tutte le aziende attività di valutazione dei rischi di stress lavorativo. Esse dovrebbero essere il punto di partenza per interventi correttivi o di riprogettazione e di monitoraggio del lavoro indirizzati principalmente su 3 aspetti che la ricerca ha dimostrato essere cruciali:

  • aumentare il grado di controllo e di autonomia decisionale del lavoratore
  • ridurre l’entità e complessità delle richieste lavorative
  • migliorare la qualità del sostegno sociale sul lavoro

In realtà, questa parte degli interventi di “gestione dello stress” e di promozione del benessere lavorativo risulta ancora poco sviluppata nonostante le insistenti direttive europee. Essa richiederebbe un impegno ben maggiore rispetto alla semplice conformità alle norme.

Gli interventi più efficaci

Gli interventi per la gestione dello stress o promozione del benessere si riferiscono ad un’ampia classe di attività che potrebbero essere usate dall’organizzazione con più convinzione dopo la valutazione obbligatoria dei rischi o le indagini di clima.

La distinzione, puramente orientativa, che viene fatta tra le tipologie di interventi è legata agli scopi specifici di ognuna:

  • prevenzione primaria, per ridurre le cause dello stress, ad esempio riprogettando il lavoro o gli orari
  • prevenzione secondaria, per attenuare l’impatto dello stress per evitare che diventi problematico
  • prevenzione terziaria, per riabilitare coloro che già soffrono di disagi psicologici o di altri effetti sulla salute psicofisica

La questione vera è che la valutazione dell’efficacia di questi interventi non è sempre agevole. Tuttavia numerose meta-analisi dimostrando la grande efficacia soprattutto per azioni basate sullo sviluppo di stratgie di autoregolazione delle emozioni e delle capacità di risposta delle persone (Workitect in questo si è adoperato con uno sportello online di counseling che, nelle realtà in cui è intervenuto, ha evidenziato notevoli effetti migliorativi del funzionamento psicologico e delle condotte lavorative solo con tre sessioni di consulenza).

In generale però si evidenzia una grande variabilità di esiti dovuta probabilmente alla maggiore influenza dei fattori di contesto che facilitano, o più spesso ostacolano, il modo in cui tali interventi sono realizzati. 

Dunque si conferma la necessità di approntare le condizioni giuste affinchè vadano a buon fine. Non può bastare una buona intenzione non seguita da una reale partecipazione di tutti gli attori o un concreto sostegno manageriale alle varie attività.

I risultati migliori inoltre si ottengono quando i lavoratori si sentono davvero ascoltati e coinvolti nelle decisioni sugli interventi, quando mostra una vera volontà di cambiamento, quando percepiscono il sincero interesse e l’impegno dei loro dirigenti per gli interventi stessi.

E allora cosa fare?

Rivolgendomi ai responsabili dei lavori, nei contesti lavorativi le strade per prevenire lo stress sono fondamentalmente queste:

  • bisognerebbe cercare di costruire dei contesti lavorativi non eccessivamente stressanti e faticosi
  • dovremmo cercare di rendere le persone maggiormente in grado di vivere bene anche sotto stress
  • e infine, sicuramente è consigliato sensibilizzare rispetto alla richiesta di aiuto e alla possibilità di cura. Chiedere aiuto spesso non è concepito come una risorsa normale quale invece è. 

Siamo nell’ottica quindi della promozione del benessere, e non della cura quando il danno ormai è già stato fatto.

Vittoria Olivieri
Vittoria Olivieri
Psicologa del lavoro. Svolge attività di orientamento formativo e professionale per studenti e lavoratori. Dal 2017 accompagna lavoratori e aziende nell’implementazione di percorsi di Change Management.
Vittoria Olivieri
Vittoria Olivieri
Psicologa del lavoro. Svolge attività di orientamento formativo e professionale per studenti e lavoratori. Dal 2017 accompagna lavoratori e aziende nell’implementazione di percorsi di Change Management.
Categorie

Iscriviti alla newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter e ricevi ogni mese le notizie e gli aggiornamenti più interessanti.

Scarica le nostre guide gratuite
Desk Sharing
Desk sharing significa letteralmente condivisione
della scrivania
.
Si tratta di un’organizzazione delle postazioni dell’ufficio non più basata sull’assegnazione delle singole scrivanie, bensì sulla loro condivisione.
Clean Desk Policy
Si tratta di una direttiva promossa dall’azienda che regola il modo in cui le persone devono lasciare la postazione di lavoro una volta concluse le attività e come devono gestire i documenti, i file e, in generale, i dati sensibili.