Il diritto alla disconnessione: una necessità per tutti i lavoratori

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Il diritto alla disconnessione, ovvero la possibilità per i lavoratori di non essere reperibili al di fuori dell’orario di lavoro, è diventato un tema centrale nel dibattito italiano

L’accesso costante a strumenti tecnologici e la progressiva digitalizzazione hanno reso labile il confine tra orario di lavoro e tempo personale. Spesso i lavoratori ricevono email aziendali, messaggi nelle chat e telefonate anche al di fuori dell’orario lavorativo, un fenomeno reso ancora più evidente dalla diffusione dello smart working.

Ciò ha portato all’urgenza di regolamentare una pratica che garantisca ai lavoratori, a prescindere dalla loro modalità lavorativa, il diritto a disconnettersi, proteggendo così il loro equilibrio psico-fisico e contrastando gli effetti di una reperibilità senza limiti.

Tuttavia, la normativa italiana in materia si è finora dimostrata insufficiente a rispondere a queste nuove esigenze. Proprio per colmare questa lacuna, entra in gioco una nuova proposta di legge dal titolo emblematico: “Lavoro, poi stacco”.

La normativa attuale: un quadro incompleto

In Italia, il diritto alla disconnessione non è attualmente sancito in modo esplicito da alcuna normativa generale. La regolamentazione si limita ad accenni parziali, come quelli contenuti nella legge n. 81 del 2017 sul lavoro agile, che demanda la questione agli accordi individuali tra le parti.

Secondo questa legge, spetta al lavoratore e al datore di lavoro definire i tempi di riposo e le misure necessarie per garantire la disconnessione dagli strumenti tecnologici utilizzati per l’attività lavorativa. 

Tuttavia, questo approccio lascia ampio spazio a interpretazioni soggettive e applicazioni difformi, generando disparità, oltre che tra lavoratori, anche tra settori produttivi.

Lavoro, poi stacco: la nuova proposta di legge

Per trovare una soluzione a questo problema, è stata di recente presentata la proposta di legge “Lavoro, poi stacco”

Il provvedimento punta a garantire il diritto alla disconnessione per tutti i lavoratori, inclusi quelli il cui contratto collettivo nazionale non prevede tutele specifiche.

La proposta stabilisce che il lavoratore non debba ricevere comunicazioni dal datore di lavoro al di fuori dell’orario ordinario, per un minimo di dodici ore consecutive dalla fine del turno lavorativo.

Tra le novità principali della proposta di legge figurano sanzioni amministrative pecuniarie da 500 a 3.000 euro per ciascun lavoratore coinvolto in caso di violazione. 

Questa proposta, oltre a rendere concreto il diritto alla disconnessione, introduce anche una responsabilità diretta per i datori di lavoro, incentivandoli a rispettare i confini dell’orario lavorativo.

Diritto alla disconnessione: come si comporta il resto dell’Europa

In Europa, il diritto alla disconnessione è già una realtà consolidata in molti Paesi, anche se le modalità di applicazione variano.

  • Belgio: anche il Belgio ha introdotto una normativa simile, imponendo alle aziende con oltre 20 dipendenti di negoziare misure per proteggere i tempi di riposo dei lavoratori.
  • Portogallo: più di recente, il Portogallo ha adottato una legge che vieta ai datori di lavoro di contattare i dipendenti al di fuori dell’orario lavorativo, imponendo un rimborso delle spese per il telelavoro a carico dell’azienda.

Queste normative, accomunate dall’obiettivo di contrastare gli effetti negativi dell’iper-connessione, puntano a garantire un equilibrio più sano tra vita privata e professionale. Tuttavia, le modalità di applicazione variano da Paese a Paese: alcune misure si applicano solo a specifiche categorie di lavoratori o a imprese che rispettano determinati criteri, come il numero di dipendenti.

Questo significa che il diritto alla disconnessione non è ancora universalmente garantito, ma rappresenta comunque un passo significativo verso la tutela dei lavoratori in contesti sempre più connessi.

Oltre le sanzioni: un cambiamento culturale

Nonostante l’importanza delle normative, il diritto alla disconnessione richiede anche una trasformazione profonda del modo di intendere il lavoro, che coinvolga tutti i settori produttivi.

La dipendenza dalla connessione continua è spesso alimentata da aspettative implicite nelle aziende, dove la rapidità di risposta e la reperibilità sono considerate segni di dedizione e produttività

Per rendere realmente efficace il diritto alla disconnessione, è necessario un cambiamento culturale e organizzativo che metta al centro la salute e il benessere dei lavoratori.

Le aziende, ad esempio, possono adottare policy interne più rigide sull’uso degli strumenti di comunicazione digitale e impegnarsi nella promozione di una cultura del rispetto per i tempi di riposo. 

Anche la formazione dei dirigenti e dei responsabili sulle buone pratiche di gestione del tempo dei collaboratori può contribuire a ridurre i contatti fuori orario.

Diritto alla disconnessione e salute mentale

Come accennato nei precedenti paragrafi, la mancanza di disconnessione può avere impatti negativi sulla salute mentale dei lavoratori. 

Studi recenti dimostrano che la reperibilità continua aumenti il rischio di disturbi del sonno, esaurimento emotivo e altre problematiche legate allo stress. 

Garantire il diritto alla disconnessione significa, dunque, investire nel benessere dei dipendenti e nella sostenibilità a lungo termine delle imprese, che possono contare su personale più motivato e produttivo.La sfida italiana non è solo normativa, ma anche culturale: sarà possibile garantire il diritto alla disconnessione a tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore o dalla modalità lavorativa? Solo il tempo lo dirà, ma è un cambiamento che non possiamo più rimandare.

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Vittoria Olivieri
Psicologa del lavoro. Svolge attività di orientamento formativo e professionale per studenti e lavoratori. Dal 2017 accompagna lavoratori e aziende nell’implementazione di percorsi di Change Management.
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Vittoria Olivieri
Psicologa del lavoro. Svolge attività di orientamento formativo e professionale per studenti e lavoratori. Dal 2017 accompagna lavoratori e aziende nell’implementazione di percorsi di Change Management.