JOB TRIP_#13 Intervista ad Ivan Ortenzi

Indice dei contenuti

Ciao Ivan ti chiedo gentilmente di presentarti e di raccontarmi della tua realtà lavorativa. Di cosa ti occupi?  Fai finta di star parlando con un bambino curioso piccolo esploratore alla ricerca del lavoro dei suoi sogni…Cosa gli racconteresti?

Mi chiamo Ivan Ortenzi, lavoro in BIP (Business Integration Partners) che è una grande società di consulenza italiana di direzione e strategia, sono un consulente aziendale. Si tratta di un mestiere di dominio pubblico che, nel corso degli ultimi anni, ha avuto delle evoluzioni e delle innovazioni. 

In particolare, io mi occupo di affiancare e supportare le aziende a comprendere come le innovazioni cambiano i modelli di business; il ruolo da consulente mi porta a studiare tanto, ad aggiornarmi, ad essere sempre curioso perché siamo noi consulenti a dover aiutare a progettare quelle che sono le sintesi delle analisi e poi le applicazioni delle analisi stesse ai diversi contesti aziendali. 

Poco tempo fa scrivevo un articolo per un’intervista in cui affermavo che spesso e volentieri si pensa che l’innovazione all’interno delle PMI possa essere diversa da quella delle grandi imprese; in realtà l’innovazione è sempre la stessa ma cambia il contesto in cui si va ad applicare.

Quali sono stati gli eventi più significativi della tua carriera? Prova a ripercorrere la tua strada e a raccontarci cosa ti ha portato fino a qui…

Una persona molto più famosa e importante di me disse che una delle più grandi fortune della sua carriera fu quella di essere licenziato dall’azienda che aveva creato…e, a questo proposito, devo dire che due fatti significativi della mia vita professionale fanno riferimento a due licenziamenti dovuti a motivi diversi. Questi eventi mi hanno rinforzato personalmente perché perdere due volte il lavoro non è semplice, tuttavia hanno sviluppato in me una moltitudine di caratteristiche e strumenti che oggi sono utili. Tra i fattori che ho sviluppato e che mi aiutano tanto cito la curiosità, la capacità di non abbattersi e la necessità di cambiare perché se perdi il lavoro è evidente che hai sbagliato qualcosa e quindi devi innovarti, devi reinventarti. 

In seguito ci sono anche degli eventi positivi che fanno parte della mia carriera e uno tra questi è quello di aver sempre lavorato con amici/amiche, con persone con le quali c’era un rispetto personale molto elevato; questa è una delle caratteristiche che tutti noi dovremmo ricercare così da riuscire a lavorare con persone che rispettiamo, ammiriamo e alle quali vogliamo bene dal punto di vista personale oltre che professionale.

Detto ciò, ho avuto la possibilità di fare due volte l’imprenditore e ho capito che l’azienda non è una famiglia e quando io dico “buon rapporto dal punto di vista personale” scordiamoci che si possa vivere l’azienda come una famiglia, si tratta tuttalpiù di un rispetto professionale e questo si deve costruire sin dall’inizio. 

È chiaro poi che quando hai la possibilità di fare l’imprenditore hai anche la possibilità di scegliere le persone, invece quando sei un dipendente devi capire sin da subito chi sono i punti di riferimento; quando lavori spendi tante energie ed è necessario concentrare le proprie energie per le persone per cui valga la pena.

La social reputation riveste un’importanza fondamentale nella ricerca del lavoro e nella costruzione di un network proficuo. Prova a metterti nei panni di un giovane: come riuscire a catturare l’attenzione del target scelto, attraverso il Personal Branding? Quali consigli possono risultare utili per sfruttare questo strumento?

Il primo consiglio che mi sento di dare è di non fare differenza tra la social reputation e la life/real reputation, ormai è solo reputation. 

È vero che le aziende vanno a spulciare le foto di instagram ecc…ormai si tratta di vita reale. Questo per dire che quando gli uffici HR devono assumere o scegliere tra diversi profili una delle prime cose che si fa è andare su Linkedin anche solo per verificare se quello che c’è scritto sul CV cartaceo corrisponde con quello digitale, ecco perché dovete sempre dire la verità. 

D’altra parte ci vuole grande attenzione nell’utilizzo perché c’è un tema di reputazione, di immagine, di contenuto, di come utilizzare i vari social network. Un punto di attenzione che prenderei in considerazione è che i social ci danno una grande opportunità, cioè quella di differenziare i profili, quindi uno dei consigli che mi sento di dare è quello di farlo bene (profilo professionale ecc…). 

Un altro consiglio è che bisogna prestare attenzione a tutto ciò che si fa, perché non si cancella assolutamente nulla, rimane traccia di ogni nostra attività.

Rispetto alle occasioni che ci forniscono, i canali stessi nascono perché il contatto con le persone e tra le persone sia molto diretto e quindi se volete scrivere a qualcuno o proporre idee fatelo, sta sempre all’interlocutore sapere se e come rispondere. Ad esempio, io sono un grande utilizzatore di Linkedin e Twitter e ho deciso di impormi alcune regole specifiche; una tra queste è quella di rispondere a tutti/e chiedendo il “perché” mi contattano. D’altra parte esiste un galateo su cui molti consulenti ci lavorano ed esistono allo stesso modo delle regole di comportamento sui singoli canali quindi seguitele e datevi delle regole per sfruttare al meglio questo mondo.

Io per esempio ho tanti collegamenti su Linkedin e per questo cerco di essere molto selettivo rispetto alle richieste di collegamento; una situazione che mi infastidisce molto è quando qualcuno chiede il contatto senza presentarsi, senza una motivazione…in questi casi io accetto il contatto, mando un messaggio di mia presentazione e chiedo io stesso il “perché” della richiesta. È chiaro che darò priorità a chi mi risponde, a chi ha una reale motivazione e in questi casi è anche possibile costruire e mantenere un rapporto, altrimenti no.

Siamo di fronte ad uno scenario in continua trasformazione senza tempo: secondo te, quali sono le opportunità che i giovani devono e possono cogliere da questi continui cambiamenti? Come riuscire a gestirli attivamente?

Questa è una domanda molto difficile e ti spiego perché: 

la prima considerazione è che siamo ancora nel mezzo della tempesta, la seconda è che ci sono difficoltà oggettive e rafforzate rispetto a prima.. perciò non raccontiamoci che “è un fantastico periodo di crisi che vuol dire anche opportunità”, io a questa retorica ci credo poco. 

Bisogna essere consapevoli delle difficoltà presenti e prepararsi anche ad un eventuale incremento di queste difficoltà. 

Questa volta ciò che sarà determinante sarà la capacità di anticipare quello che verrà dopo e per fare questo dovremo avere una grande capacità di immaginazione e di visione; non sarà possibile ripristinare le stesse regole se vogliamo progredire in tempi rapidi e veloci. 

Se dovessi dare una mia interpretazione direi che per recuperare i gap e le differenze emerse, dobbiamo capire da un lato cosa è la ricchezza e dall’altro come produrre questa ricchezza. Chi oggi è in difficoltà lo sarà anche quando usciremo dalla tempesta..quindi, come ho affermato prima, la differenza viene fatta dalla capacità che abbiamo di anticipare. 

Le aziende avranno bisogno di risorse e competenze digitali, ma soprattutto di capire il digitale…è qui che passiamo dal bisogno di competenze per cercare di implementare il digitale alla necessità di competenze per riuscire a spiegare cosa accadrà dopo.

Quindi le realtà organizzative hanno bisogno di capire le conseguenze, gli impatti sul mondo del lavoro, sulla scuola, sulla formazione, sugli stili di vita, su come ci divertiamo e ci divertiremo.

In sintesi, vinceranno le competenze che consentiranno alle aziende di anticipare e immaginare come sarà il mondo.

Un’altra tematica molto importante da prendere in considerazione è che il digitale ci ha insegnato che oltre ad essere un verticale di tecnologia, è anche una piattaforma che permette di migliorare il funzionamento delle  altre tecnologie…quindi sarà fondamentale mettere insieme tecnologie digitali con altri settori anche molto differenti tra di loro (retail, ristorazione, viaggi…). 

Il terzo tema, non di minore importanza, è che saranno sempre più necessarie risorse che spiegheranno e insegneranno, quanto detto, con modalità e strumenti nuovi; quindi la formazione e il mondo dell’education sono e saranno sempre più un grande sistema nervoso di tutto quello che succederà nel mondo del lavoro e nell’economia.

In ultimo e come conseguenza di tutto questo, è chiaro che studiare diventa sempre più importante e sarà sempre più importante capire la qualità di ciò che si studia. Per capire la qualità di ciò che si studia, basta prendere in considerazione la regole del marketing: ci sono brand, testimonial, contenuti…

È chiaro però che non basta più seguire le vecchie regole, adesso bisognerà capire cosa c’è di nuovo anche nell’education e nella formazione, comprendere su quali nuovi canali formarsi. Tra questi nuovi canali mi sento di citare Netflix, piuttosto che i poadcast rivelatasi entrambi ottimi strumenti per formarsi ed informarsi. 

Adesso ti propongo di lasciare questa rubrica con un consiglio, in risposta a qualcosa che non ho avuto modo di chiederti, o un augurio per i giovani che si affacciano a questo mondo lavorativo in progress…

Ci sono alcune conseguenze che derivano da questo periodo e che mi rendono felice e quindi mi sento di citare: 

–       finalmente la digitalizzazione non è più innovazione ma è condizione necessaria per garantire quest’ultima.. siamo riusciti a separare questi due mondi; 

–        le competenze e i numeri sono tornati al centro della discussione e questo è un fattore che per chi studia è fondamentale

–        noi in questo momento vediamo un grande sforzo in termini di innovazione per cercare nuovi vaccini e diffonderli ed è normale che sia così…tuttavia credo che questi investimenti apriranno così tante altre strade di innovazione (i side effect/ effetti collaterali) che ora non possiamo vedere con chiarezza. Questa è una speranza per chi come me si occupa di innovazione…vedremo esplodere questi effetti con velocità esponenziale.

Questo è chiaramente un vantaggio per chi vorrà cercare nuovi lavori e approfondire nuovi temi e aree di studio. 

Leggi la precedente intervista di Job Trip ad Alessandro Donadio.
Categorie
Scarica le nostre guide gratuite
Desk Sharing
Desk sharing significa letteralmente condivisione
della scrivania
.
Si tratta di un’organizzazione delle postazioni dell’ufficio non più basata sull’assegnazione delle singole scrivanie, bensì sulla loro condivisione.
Clean Desk Policy
Si tratta di una direttiva promossa dall’azienda che regola il modo in cui le persone devono lasciare la postazione di lavoro una volta concluse le attività e come devono gestire i documenti, i file e, in generale, i dati sensibili.
Donna stressata dal lavoro
Mercoledì 8 maggio, ore 12:00

Lavorare stanca: come gestire lo stress in azienda

Il caso FINDUS

Quali soluzioni sono più efficaci per promuovere un clima lavorativo sano e stimolante? Ne parleremo con Findus.
Webinar gratuito, posti limitati