Nuove tecnologie e spazi di lavoro digitali: il blackout del web prossimo venturo

Indice dei contenuti

Nell’articolo precedente ho raccontato dei dubbi degli informatici sulla sostenibilità del Metaverso, come sognato da Mark Zuckerberg, a fronte di un’infrastruttura del sistema digitale ancora sostanzialmente “materiale”, dai cavi alle antenne, dai server ai data center. Qui affrontiamo una conseguenza prossima ventura di quanto sopra: il crash di internet. Un blackout che pende sulle nostre vite non è un caso di scuola, bensì un’ipotesi realistica quanto inevitabile. Gli esperti ci avvertono da anni, ci hanno prospettato il grande collasso digitale, ci hanno detto come potrebbe avvenire e perché. Ma noi non gli crediamo o non vogliamo credergli. Così come l’emergenza climatica, o com’è stato per l’emergenza sanitaria da Covid 19, tutti facciamo finta di nulla. Eppure arriverà il momento in cui dovremo fare i conti con un evento che rischierà di cambiare il nostro stile di vita. E anche stavolta non saremo pronti.

Computers and the programs will start thinking and the people will stop” profetizzò nel 1982 Dr. Walter Gibbs, il personaggio di Tron interpretato dall’attore Barnard Hughes. In tempi ben più recenti, la giornalista spagnola Esther Paniagua – esperta di nuove tecnologie – prova a darci una risposta con Error 404, saggio appena pubblicato anche in Italia, dove spiega come potrebbe verificarsi il grande collasso della rete. La cosa ci riguarda da vicino, come faremmo smart working dopo un grande blackout del web?! Ma tutto parte da un altro quesito topico: come ha fatto internet da strumento di liberazione a diventare un sistema di dipendenza?

“La questione non è se accadrà oppure no, piuttosto quando accadrà”.

Il filosofo Dan Dennett ne parlò in una conferenza TED del 2014, la domanda giusta da porsi non è se avverrà un blackout del web, ma quando. La realtà è che negli ultimi quindici anni è accaduto già un crash della rete, non globale bensì “a pezzi”. Ad esempio l’8 giugno 2021 un errore informatico a Fastly, un fornitore di servizi cloud, mandò in down migliaia di siti in tutto il mondo, tra cui quelli di Twitter, Spotify o The New York Times. Milioni di persone sperimentarono che le tecnologie ci hanno abituato troppo bene a ottenere tutto con un click.

Internet è totalmente integrato nelle nostre vite ed è impensabile farne a meno. Senza il web viene meno una parte essenziale della nostra interazione con gli altri. E addio smart working. In sostanza, quante più cose sono connesse a internet, tanto più siamo vulnerabili. Sempre citando Dan Dennett, il world wide web si è ampliato ben oltre i limiti per il quale era stato pensato. Inoltre, ogni giorno avvengono attacchi hacker ai server, magari senza che noi ne abbiamo notizia o conferma, non sempre ci sono casi eclatanti come l’attacco al sistema informatico della Regione Lazio. Nella maggioranza dei casi, in poche ore, esperti di reti riparano i danni lontano dal clamore, mentre altri nodi supportano la momentanea falla.

Il web, una tecnologia contemporaneamente del passato e del futuro.

Internet è stato progettato quarant’anni fa e reso disponibile a uso civile negli anni Novanta. In sostanza è nato per scopi militari e comunque molto diversi da quelli per il quale è sfruttato oggi. Certo, viviamo nell’epoca del web 2.0 eppure è capitato che un bel giorno del 2009, per un banale errore di configurazione degli indirizzi DNS dei domini terminanti in “.se”, tutta la Svezia si trovasse scomparsa da internet. Nel 2018 è successo di nuovo, con il down di tutti i siti con dominio “.es” e stavolta è stata la Spagna a subire il crash.

Ad oggi solo la Cina e la Russia – due regimi non democratici – si sono preparati all’eventualità di un blackout del web. La Russia addirittura ha sperimentato e superato con successo un test di disconnessione programmata dalla rete globale. Il copyright del protocollo https, è bene ricordarlo, non è libero ma ancora detenuto dagli americani… Ogni blackout della rete genera danni stimati in milioni di dollari, saper rimanere a galla in una tempesta del genere è sicuramente essenziale per una potenza economica, perdipiù se autoritaria.   
In conclusione, come non eravamo preparati al Covid 19 non siamo preparati all’eventualità di una disconnessione totale dal web. Nessuno sta investendo abbastanza per prevenire una simile catastrofe, perché anche in questo caso si ragiona in termini di un impegno economico non redditizio nel breve termine. Però, senza la rete, oltre a venire meno la possibilità di fare il nostro smart working, proprio lo svolgimento delle più semplici mansioni sarebbe compromesso… Dato che si parla molto di future of work, forse dovremmo immaginare una modalità organizzativa di sopravvivenza!

Picture of Francesco Sani
Francesco Sani
Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
Picture of Francesco Sani
Francesco Sani
Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
Categorie
Scarica le nostre guide gratuite
Desk Sharing
Desk sharing significa letteralmente condivisione
della scrivania
.
Si tratta di un’organizzazione delle postazioni dell’ufficio non più basata sull’assegnazione delle singole scrivanie, bensì sulla loro condivisione.
Clean Desk Policy
Si tratta di una direttiva promossa dall’azienda che regola il modo in cui le persone devono lasciare la postazione di lavoro una volta concluse le attività e come devono gestire i documenti, i file e, in generale, i dati sensibili.
Donna stressata dal lavoro
Mercoledì 8 maggio, ore 12:00

Lavorare stanca: come gestire lo stress in azienda

Il caso FINDUS

Quali soluzioni sono più efficaci per promuovere un clima lavorativo sano e stimolante? Ne parleremo con Findus.
Webinar gratuito, posti limitati