A Valencia lo Smart Working ha salvato la vita, il negazionismo climatico no

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L’evento meteorologico estremo che ha causato oltre 200 morti in Spagna, per le forti piogge e le violente inondazioni tra il 29 e il 30 ottobre 2024 nella regione di Valencia, si intreccia con la necessità di poter passare alla modalità “lavoro da remoto” in poco tempo. Gli esperti di clima e protezione civile, oltre ad avvertire che a causa del surriscaldamento globale gli eventi estremi saranno sempre più frequenti, consigliano le autorità di lanciare allarmi solerti in modo da permettere alle persone di mettersi al sicuro entro due ore. Tra le loro indicazioni c’è quella che “i lavoratori passino rapidamente in smart working”.

Questo significa che in situazioni di rischio alluvione le strade devono essere sgombre dai pendolari così come si fa con la chiusura delle scuole. In un precedente articolo avevamo già affrontato la faccenda del ripensamento del lavoro nell’era della crisi climatica. Qualcuno lo ha fatto e ha sicuramente messo in salvo delle persone, ovvero l’Università di Valencia; qualcun’altro ha tergiversato con l’allerta meteo e adesso è sotto accusa, ovvero il governatore della Comunità Valenciana Carlos Mazón. Tra l’altro il suo partito, il Partido Popular, per un anno al governo con i negazionisti climatici di Vox, aveva cancellato l’Agenzia Valenciana per il Clima. A forza di negare i cambiamenti si finisce per sottostimare il pericolo? Ma anche le aziende di quella zona non sono esenti da responsabilità, accusate di aver ordinato ai dipendenti di continuare a lavorare nonostante l’imminente pericolo.

Smart working contro negazionismo climatico

A mezzogiorno del 29 ottobre l’Università di Valencia ha preso una decisione fondamentale: nonostante l’allarme non fosse ancora arrivato – arriverà sei ore dopo, in colpevole ritardo per i tanti che erano ormai nel traffico del rientro – tutto il personale è stato messo subito in smart working. Un’iniziativa che a qualcuno potrebbe aver salvato la vita. Dall’altro canto, molti manager di imprese valenciane non vedevano di buon occhio l’idea di mettere i lavoratori a operare da remoto per un paventato rischio di allerta meteo. 

Il filosofo Gianfranco Pellegrino, in un editoriale sul quotidiano Domani del 4 novembre, ha scritto che “[…] le parole possono uccidere. Per anni la dialettica è stata fra ambientalisti e climatologi, che cercano di attirare l’attenzione sul pericolo imminente, e negazionisti difensori del fossile. Mazón non è uno scienziato che, dati alla mano e secondo criteri di rigore della comunità scientifica, qualifica o contesta la relazione fra emissioni e cambiamento del clima. […] È assurdo impegnarsi in un gigantesco cambiamento dell’economia, degli stili di vita, dei modelli di sviluppo, quando poi una serie di persone influenti lanciano messaggi contraddittori”.

Il 22 novembre si è chiusa la 29° Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima a Baku, comunemente conosciuta come COP 29, dove ancora una volta gli esperti hanno lanciato l’allarme contro l’inerzia della politica nell’affrontare il cambiamento climatico. Un cambiamento che è inarrestabile e inesorabile ormai – il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato e il 2024 pare destinato a superarlo – possiamo solo rallentarlo e adattarci nel frattempo. Ma adattamento non significa solo transizione ecologica e più aree verdi urbane, ma anche ripensare i modelli di lavoro subordinati tradizionali

Nel frattempo qualcosa si è mosso proprio in Spagna. Il 28 novembre il governo del premier Sànchez ha approvato un “congedo climatico retribuito”, ovvero è consentito assentarsi dal lavoro fino a 4 giorni durante gli eventi meteorologici estremi. La misura, promossa dal ministro del Lavoro Yolanda Díaz, mira a proteggere le persone che potranno evitare di recarsi a lavorare in caso di allerta e obbliga le aziende a sviluppare protocolli per le emergenze climatiche.

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Francesco Sani
Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per L'Espresso, Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
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Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per L'Espresso, Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.