S: La prima domanda che ti voglio fare: c’è un modo per dire Smart Working senza usare due parole inglesi?
L: Smart Working è una parola che suona inglese ma è una definizione tutta italiana, quindi questa è la prima cosa un po’ strana.
La traduzione fatta in italiano è stata “lavoro agile” che a me personalmente non fa impazzire come traduzione ma nella legge 81/2017 che è la legge sullo Smart Working si parla appunto di lavoro agile.
S: Questo dato che abbiamo segnalato, cioè che oltre il 60% degli italiani dice di non voler rinunciare al lavoro da casa. Ci siamo abituati a certi ritmi, ci fa comodo oppure si lavora meglio?
L: Un po’ tutte e due le cose. Posso riportarvi la mia esperienza diretta dove sto lavorando con le aziende e con le persone che lavorano nelle aziende e stiamo incontrando la difficoltà di far tornare una nuova normalità che sicuramente non sarà più tutti i giorni “timbro il cartellino dalle 9:00 alle 18:00” ma non può neanche essere “lavoro sempre da casa senza andare mai in ufficio”.
Questa è un’esigenza da parte delle persone che riscontro anche io. Bisogna trovare il giusto equilibrio che, in questo momento, è la cosa più difficile per le aziende e per le persone.
S: Secondo te, lo Smart Working conviene di più al dipendente o all’azienda? Perché molti lavoratori denunciano orari infiniti, mancanza di regole…
L: Prima di tutto io partirei da cos’è lo Smart Working perchè non è chiarissimo secondo me nell’accezione che è stata data dai media, dalla politica, nel senso comune.
Perché lo Smart Working non è associato solo al lavoro da casa ma è qualcosa di più ampio legato a un mix, una sintesi, un equilibrio tra il lavoro da casa, il lavoro in ufficio, la giusta tecnologia che abilita il fatto di poter essere ovunque e di lavorare in maniera sincrona, in un nuovo modello di rapporto, di patto tra persone e aziende.
La risposta è che è un incontro tra i bisogni del lavoratore e le esigenze dell’azienda, quindi combina tutte e due.
Fatto invece in maniera polarizzata, quindi tutto a casa secondo me non conviene nessuno.
S: Ricordiamoci che la scuola ha riaperto ma non a regime pieno, quindi ci sono ingressi scaglionati di bambini, genitori che devono un po’ arrangiarsi per andarli a prendere prima, è cambiato anche questo…È cambiato un po’ tutto.
L: Ci sono due ordini di visione di questa cosa. L’adesso, dove siamo in una fase di post emergenza, non c’è più ma c’è uno stato di allerta e quindi il livello di flessibilità dal mio punto di vista deve essere ampio il più possibile soprattutto per chi ha delle situazioni particolari come i genitori di figli in età scolare.
Il dopo, che non sappiamo quando sarà, sarà una via di mezzo tra il lavorare sempre da casa e il lavorare sempre in ufficio.
Ci sono tanti luoghi dove si lavora come i co-working, dove si può fare anche networking.