Coronavirus: un grande esperimento di Remote Working

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Luca Brusamolino per Il Giornale di Monza

Luca Brusamolino, Ceo di Workitect: “Grazie al bando della Regione c’è una grande opportunità per le Poi brianzole”

Luca Brusamolino, melzese, Ceo di Workitect & Smart Working Coach, si è laureato in Organizzazione e risorse umane, all’Università degli Studi di Milano, studiando il rapporto tra spazi fisici e persone dal punto di vista organizzativo. Dal 2016 si occupa di consulenza alle aziende nei processi di workplace change e nell’introduzione dello smart working. Co-Founder dello Smartworking Day è speaker in eventi Hr e corsi universitari ha anche scritto articoli per riviste e quotidiani come Office Layout, Il Fatto Quotidiano, Persone e Conoscenze.

A lui, che conosce bene le aziende della Brianza vimercatese, abbiamo posto alcune domande.

Negli ultimi anni in Brianza ci sono molte aziende che si sono avvicinate allo smart working oppure sono ancora troppo poche? Rispetto a Milano come è la situazione?

La Brianza con l’Energy Park di Vimercate ha la Silicon Valley italiana. Lì ci sono aziende che nascono smart come Cisco, Nokia, Sap che però sono multinazionali. Per il resto il tessuto economico della Brianza non è tanto diverso da quello di qualsiasi provincia del nord Italia: piccole e medie imprese che soffrono il gap tecnologico e una cultura basata su gerarchia e status.

Oggi grazie al bando di Regione Lombardia sullo Smart Working c’è una grandissima opportunità per la Pmi brianzola di ottenere finanziamenti a fondo perduto per introdurre il lavoro agile e acquistare tecnologia smart.

Lavoro a distanza, telelavoro…non molti anni fa venivano osteggiati perché si riteneva che da casa il dipendente facesse il furbo. Oggi non è più così. Ci sono studi che dimostrano che la redditività con lo smart working non è inferiore?

I media spesso associano lo smart working al lavoro da casa che è invece un cambiamento molto più ampio che investe tutta l’organizzazione. In poche parole il telelavoro è un istituto giuridico che nasce a ridosso degli anni 2000 a seguito di una direttiva europea e prevede lo svolgimento della prestazione lavorativa a distanza rispetto alla sede centrale. Il datore di lavoro ha l’obbligo di fornire tutte le dotazioni necessarie (postazione di lavoro e tecnologia) e di garantire, anche attraverso ispezioni, la salute e sicurezza del lavoratore presso il suo domicilio. Lo smart working è invece una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati; un vero e proprio nuovo modo di lavorare che fonda le sue basi su 3 pilastri: tecnologia, spazi di lavoro, e organizzazione. Con lo smart working si hanno benefici a somma positiva per tutti: Aziende lavoratori e comunità/società. Nel caso specifico dell’epidemia del coronavirus stiamo vedendo come lo smart working abbia garantito la business continuity per tantissime aziende e allo stesso tempo limitato il rischio epidemiologico.

Quali i benefici per le aziende?

Aumento produttività, riduzione di tasso di assenteismo e turnover; riduzione costi di gestione degli spazi fisici (facility, locazione, rimodulazione degli spazi); riduzione costi di gestione del personale (buoni pasto, straordinari, trasferte, pendolarismo).

Quali i benefici per i lavoratori?

Maggiore autonomia nella gestione delle proprie attività lavorative (orari, luoghi), maggiore soddisfazione e miglioramento della qualità della vita in termini di work-life balance; risparmio tempi e costi dovuti agli spostamenti e minore stress legato al lavoro.

Benefici per l’ambiente e la comunità?

Riduzione di traffico e inquinamento e rivitalizzazione quartieri periferici non più solo dormitorio.

Questa emergenza sta facendo scoprire – giocoforza – il lavoro agile a tante aziende, stando alla tua esperienza pensi che poi ne faranno tesoro o tutto tornerà come prima?

Il coronavirus, già dall’esperienza cinese, è stato definito il più grande esperimento al mondo di remote working. Ora le aziende non hanno più scuse nemmeno in Italia, un Paese culturalmente avverso al cambiamento e in cui controllo, gerarchia e presenziassimo sono più diffusi che in altre nazioni. Speriamo quindi che alla fine di questa brutta storia, i cui danni economici saranno sicuramente ingenti, le aziende abbiano imparato a lavorare in un modo nuovo, più flessibile, più efficiente, più Smart.

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