Esistono quattro nemici giurati per ogni lavoratore, che possono essere identificati come i quattro Cavalieri dell’Apocalisse riportati dal profeta Giovanni nella Bibbia, tutti e quattro portatori di una punizione divina per l’umanità. Se concediamo ai nostri quattro cavalieri troppo potere, la nostra carriera professionale potrebbe avere delle conseguenze piuttosto spiacevoli per la nostra psiche così come per le nostre prestazioni. Tale paragone è già presente nel libro Happy Worker di Marini e Torrisi, per descrivere le minacce in cui possono incorrere i lavoratori autonomi.
Qui cercherò invece di riprendere tale similitudine ampliandola all’intera gamma di lavoratori.
I nostri nemici si chiamano:
- stress
- mancanza di assertività
- ansia
- assenza di desiderio
Fanno sicuramente meno paura dei quattro di Giovanni, ma l’esperienza ci dice che hanno comunque il potere di metterci il bastone tra le ruote.
Partiamo dunque dal primo cavaliere: lo stress
Si parla tanto di stress, ma sul piano pratico questo fenomeno da dove viene? E poi, si può guarire?
Anzitutto sfatiamo un mito: lo stress non è una patologia, potrebbe diventarlo ma non è di per sé qualcosa di patologico. Nasce come reazione fisiologica dell’organismo ad una sollecitazione. Una vita priva di stress sarebbe una vita priva di stimoli e quindi piatta.
Non è quindi di per sé un male, anzi, una quantità fisiologica di stress è un fattore importante per il nostro benessere, ci tiene attivi e briosi; mentre l’assenza totale di stress ci renderebbe oggettivamente infelici e depressi: non avremmo degli obiettivi, non ci godremmo nulla, sarebbe solo sopravvivenza e niente di più.
Ma quando lo stress è eccessivo…
Dall’altro lato c’è l’eccesso di stress, decisamente più comune, ed è quello di cui buona parte dei lavoratori soffre. Quando carichiamo troppo la nostra vita di stimoli, il nostro cervello deve far fronte a troppe sollecitazioni in troppo poco tempo. Ciò porta uno squilibrio tra le richieste in entrata e le risorse a disposizione. Sicuramente il lavoro può non essere l’unica fonte di stress di una persona, ma gli effetti dello stress lavorativo possono essere disastrosi.
Sfido chiunque a svolgere con la massima efficacia un lavoro che richiede concentrazione ed empatia quando si è stressati. I lavoratori in preda allo stress oltretutto risultano essere i più colpiti da incidenti sul lavoro o anche da semplici distrazioni. Questo succede perchè quando si prova un disagio ci si concentra su di esso senza badare troppo al mondo circostante. È come se avessimo un bug che risucchia continuamente risorse preziose, lasciandoci spompati.
Se siamo eccessivamente stressati, quindi, svolgeremo il nostro lavoro lentamente, in modo poco accurato, con fare demotivato, distrattamente, con poco (o nessun) entusiasmo, con scarse capacità empatiche e quindi senza riuscire bene a capire cosa desidera un eventuale collega, collaboratore o responsabile.
Come ricorrere ai ripari: le tappe dello stress
Conviene quindi ricorrere subito ai ripari. Un buon punto di partenza è anzitutto conoscere il nostro nemico e sapere cosa lo fa insorgere.
Non ci si sveglia stressati se il giorno prima è tutto ok. Lo stress ce lo costruiamo giorno per giorno, lo coltiviamo pazientemente, fin quando non diventa tanto ingombrante da minare la qualità della nostra vita. Il problema però è che lo stress è subdolo e ama farsi sottovalutare. Quando ci accorgiamo di essere stressati siamo in parte già compromessi.
Come altri fenomeni psicologici, anche lo stress segue alcune tappe:
- Prima tappa: allarme!
Questa è la fase in cui accusiamo l’impatto con lo stress. Normalmente avviene quando, da una fase più calma e tranquilla, si verifica un cambiamento che porta maggiori turbolenze. Siamo all’inizio del percorso, non si riscontrano sintomi eclatanti riconducibili allo stress, d’altronde siamo ancora pieni di energie. In ogni caso, il nostro cervello qualche piccolo segnale di stress, normalmente fisico, lo manda ugualmente, mettendoci quindi in allerta e chiedendoci di “rallentare”. I segnali fisici, tipicamente da noi ignorati, possono essere: un lieve mal di testa, qualche problema intestinale, irritazione o disturbo del sonno sporadico. - Seconda tappa: resistenza
Questa potremmo definirla la tappa più subdola. A differenza della prima – nella quale, seppur moderato, viene comunque percepito uno scombussolamento – nella seconda tappa i valori si stabilizzano e ci convinciamo che va tutto bene. Il cervello, quindi, normalizza la situazione attuale per renderla tollerabile. Ed è qui la perfidia: se una situazione ci è tollerabile saremo meno motivati a cambiarla. Peccato che le energie che stiamo investendo sono maggiori di quelle che produciamo. Inoltre, continuiamo a ricevere segnali di disagio dal nostro corpo, risolti tipicamente per via chimica senza farsi troppe domande in merito. Questa presunta tollerabilità, quindi, è illusoria, e se tiro troppo la corda alla fine arriverà la temuta terza fase. - Terza tappa: esaurimento
Siamo giunti alla fine del cammino verso lo stress. Ahimè, la spiacevole sorte che immaginavamo si è avverata: le risorse sono terminate e l’individuo accusa lo stress in tutta la sua tossicità. D’altronde, dopo aver ignorato tutti i segnali che il corpo ha inviato, non aver ascoltato il proprio disagio o non aver fatto niente per cambiare la situazione, cosa potevamo aspettarci? In questa fase i sintomi legati allo stress diventano importanti e il nostro cervello cerca in tutti i modi di bloccarci per evitare il peggio.
Rimedi per essere meno vulnerabili di fronte allo stress
- Coltivare hobby e interessi
È curioso che coloro che passano fasi stressanti abbandonino per primi i propri interessi. È una scelta decisamente poco furba, visto che coltivare le proprie passioni è un vero e proprio salvagente contro le situazioni che ci mettono sotto pressione. I nostri interessi sono qualcosa che dobbiamo custodire gelosamente soprattutto quando siamo sotto pressione. Dobbiamo difendere con le unghie quei momenti che ci ritagliamo, tra mille impegni e turbolenze: in alcuni casi della vita sono proprio questi interessi che ci tengono a galla.
- Coltivare una comunicazione sana e supportiva
Coloro che sono in grado di comunicare efficacemente hanno livelli di stress più bassi degli altri. La comunicazione giova alla salute e nuoce gravemente allo stress. Condividere le preoccupazioni, i sentimenti, il disagio ci consente di non comprimerli al nostro interno. Anche la capacità di ascolto sembra aumentare i livelli di benessere psicologico: i buoni ascoltatori sono spesso persone strutturate. Chi invece è incapace di ascoltare ci sta manifestando un disagio poiché non trova spazio per gli altri all’interno della sua dimensione comunicativa e quindi con ogni probabilità sarà una persona non serena.
- Fare movimento
Lo stress è responsabile della produzione di cortisolo, che in piccole dosi ci rende più reattivi e solerti, mentre un’overdose di questa sostanza può devastare l’intero organismo: massacra il nostro sistema immunitario, produce infiammazioni e danneggia il nostro cervello. Per ridurre questo ormone intossicante dobbiamo rifarci allo sport, uno dei primi produttori di endorfine, che ci regalano una forte sensazione di piacere e benessere. Non è una novità che chi nell’arco della settimana fa un po’ di moto è psicologicamente più stabile rispetto a un pantofolaio.
- Salvaguardare lo stile di vita
La maggior parte delle persone non pensa che ci possa essere una correlazione tra benessere psicologico e fisico. Se il mio corpo è affaticato, compromesso o spompato, difficilmente sarò sereno e tranquillo. Il corpo, se lo tratto bene, è la nostra fonte inesauribile di risorse per far fronte allo stress, ma se non me lo faccio amico le risorse erogate saranno comunque insufficienti. Purtroppo, in fasi particolarmente stressanti cominciamo a volerci meno bene: non rispettiamo i ritmi del nostro corpo, mangiamo troppo o troppo poco, iniziamo a fumare e bere di più, anche le ore di sonno si riducono drasticamente o ci affidiamo a stimolanti o calmanti chimici. Quando siamo stressati è invece importante volersi più bene che mai, altrimenti saremo indifesi davanti allo stress e a ciascuna malattia ad esso correlata.
- Preservare i rapporti sani
Quando ci sono eventi difficili da affrontare e siamo fortemente stressati o in preda all’ansia le persone che ne fanno le spese del nostro umore turbolento sono proprio quelle più prossime a noi. C’è poca consapevolezza che da stressati tiriamo fuori il peggio di noi. Entriamo invece nell’ottica che in fasi sgradevoli le persone a noi più vicine rappresentano una grande fonte di risorse. Se necessario, chiedere una mano ai propri cari per uscire da questi momenti è fondamentale. Se ci si arrabbia e basta, la strada che facciamo è veramente poca e rimarremo alla fine da soli.
- Divertirsi e non prendersi troppo sul serio
Il problema principale è che spesso siamo noi stessi a punirci quando siamo sotto stress. Il nostro pensiero spesso si concentra sul problema come un inesorabile tarlo che ci consuma. Molti studi riportano quanto sia efficace un approccio più “leggero” al problema. Risulta infatti che coloro che hanno senso dell’umorismo e riescono a non prendersi troppo sul serio sono psicologicamente più stabili dei cosiddetti musoni.
- “Staccare”
Significa molto semplicemente: prendersi una pausa. Può essere di pochi minuti, alla macchinetta del caffè, o di alcuni giorni, andando in vacanza. C’è ovviamente una bella differenza tra le due, ma ciò che hanno in comune è il fatto che entrambe riducono i nostri livelli momentanei di stress. Spesso ci fissiamo su un problema per poi trovare la soluzione subito dopo essersi distratti pochi minuti. Tutti sappiamo che le intuizioni più geniali nascono alla macchinetta del caffè. Viaggiare inoltre abbassa i livelli di stress. Magari scaglionare piccoli viaggi nell’arco dell’anno, piuttosto che concentrare tutte le ferie, nel blocco estivo può rappresentare una situazione più armonica per il nostro cervello, perché gli consente di staccare diverse volte nell’anno lavorativo.