JOB TRIP_#31 Intervista a Andrea Solimene

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Buongiorno e grazie per aver accettato di svolgere questa intervista. 

Si presenti e ci racconti chi è, pensi di parlare con un giovane ragazzo/a che si sta affacciando per la prima volta al mondo del lavoro 

Ciao mi chiamo Andrea Solimene, ho cofondato Seedble circa 10 anni fa, un’azienda che si occupa di innovazione e accelerazione di business. Oggi è una realtà affermata con più di 30 persone che lavorano, si divertono e ogni giorno si mettono in gioco per risolvere problemi, fare qualcosa di nuovo e proiettare l’organizzazione verso il futuro.

Quali sono stati gli eventi più significativi della sua carriera? Provi a ripercorrere la sua strada e a raccontarci cosa l’ha portata fino a qui…

Tutto è iniziato con l’incontro del mio attuale socio e amico, Giovanni Tufani, quando ancora lavoravo in una società di consulenza. Era il lontano 2011 e di lì a poco entrambi decidemmo di lasciare i nostri lavori e inseguire il nostro sogno di imprenditori. Sin dall’inizio abbiamo impostato Seedble con l’ambizione di diventare protagonisti del futuro e attori del cambiamento. Questo ha segnato tutte le tappe della nostra organizzazione. Il brand è nato nel 2013 aggregando più professionisti con competenze multidisciplinari con la missione di accelerare idee imprenditoriali. Nel 2014 è stata costituita la società e avviato il percorso di crescita che ci ha visto pionieri su tanti temi legati al mondo dell’innovazione e raggiungere traguardi importanti (progetti internazionali, clienti corporate, pubblicazioni ed eventi di settore) costruendo un’organizzazione in cui agilità, integrità e sostenibilità sono principi che guidano ogni azione. La vera crescita è avvenuta dal 2019 ad oggi, con l’inserimento di persone di talento e la creazione di un sistema operativo organizzativo fatto di processi, comportamenti, rituali e tecnologie che consentono all’azienda di evolversi e affermarsi nell’ecosistema di innovazione italiano.

Il modo in cui si reagisce alle difficoltà spesso determina la differenza tra successo e fallimento. Durante il suo percorso lavorativo ha affrontato ostacoli sfidanti? Se sì, in che modo è riuscita a superarli e che insegnamenti ha tratto da queste esperienze?

La vita dell’imprenditore è fatta di up & down. Un giorno sei al settimo cielo, il giorno dopo sei sull’orlo del baratro. Il segreto sta nella ripartenza, ossia nella capacità di reagire con rapidità e maggior consapevolezza agli errori che si commettono. Lo scorso maggio ho dedicato un TEDx talk a questo argomento intitolandolo “L’errore è un atto di innovazione”. In quell’occasione ho parlato della mia esperienza personale in cui lo sport – il basket nell’esattezza – mi ha insegnato a vedere la sconfitta come un’occasione per migliorare. Il fallimento non esiste. Può manifestarsi quando non impari dall’errore ma errare è lecito ed è l’unico modo per apprendere e crescere. Ho imparato che da ogni situazione, anche la peggiore e la più critica, bisogna vedere il lato positivo e focalizzarsi esclusivamente su ciò che ti permette di accendere l’entusiasmo e la voglia di ripartenza. 

In un periodo di incertezze e cambiamenti costanti, mi piacerebbe sapere come si immagina il futuro del lavoro. Quali sono le sue previsioni? Quali sfide si presenteranno? 

Le previsioni sono fatte per essere smentite e quindi non credo che con me sarà diversamente. Posso però offrire il mio punto di vista sperando possa essere di aiuto e, semmai possibile, anche di riflessione. Mi piace molto analizzare i fenomeni sociali relazionati all’innovazione e alle attuali tecnologie emergenti che stanno plasmando il nostro modo di vivere e lavorare. La sfida principale sarà quella di contrastare l’intelligenza artificiale, ma non attraverso una lotta – che ritengo persa in partenza – bensì affermando il concetto di intelligenza aumentata, in cui la tecnologia resta sempre uno strumento che accelera e aumenta la capacità intellettiva dell’uomo senza sostituirlo. Oggi viviamo in un mondo dell’on demand e del “tutto e subito”, la nostra attenzione è sempre più evanescente e siamo tutti stressati dai risultati di brevissimo tempo. Vogliamo subito la soluzione senza capire come ci siamo arrivati, o – ancor peggio – perché abbiamo intrapreso quella decisione. C’è il serio rischio di creare un divario enorme tra coloro che riusciranno a sapranno interpretare meglio l’intelligenza artificiale e coloro che si faranno trasportare. Una vera soluzione non c’è nell’immediato, dovremmo avere più approcci “montessoriani” e – risulto essere banale – iniziare a investire seriamente sulla scuola dell’infanzia perché  – ahimé – una generazione ce la siamo già giocata.

Adesso le propongo di concludere questa rubrica con un consiglio ai nostri lettori, o un augurio per i giovani che stanno iniziando la loro carriera lavorativa.  

Essere curiosi. Leggere tanto. Avere con sé un blocco note sempre a portata di mano (usate carta e penna che stimola il pensiero critico). Sono convinto che – mai come ora – la differenza la faranno coloro che si spingeranno oltre la superficie delle cose, approfondendo e interrogandosi sempre. Visione e metodo. Ampliare gli orizzonti per avere una visione sistemica e la capacità di essere “responsive” al cambiamento. 

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