JOB TRIP_#5 Intervista a Francesca Sellani

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Ciao Francesca, ti chiedo gentilmente di presentarti e di raccontarmi della tua realtà lavorativa. Di cosa ti occupi? Fai finta di star parlando con un bambino curioso piccolo esploratore alla ricerca del lavoro dei suoi sogni…Cosa gli racconteresti?

È un esercizio assolutamente non banale. 

Se dovessi raccontarmi professionalmente direi che mi piace sciogliere il bandolo di matasse, insieme alle persone; è come quando i bambini annodano i fili e poi devono scioglierli.

A me piace fare questo insieme alle persone: capire il nodo, andare a vedere di cosa è fatto, capire come si è costruito e trovare strategie per scioglierlo in modo da aiutarti a proiettarti nel futuro. 

In riferimento a questo, si tratta anche di capire quali sono gli obiettivi che una volta definiti non solo ti aiutano a focalizzarti ma non ti lasciano nel qui ed ora, ti proiettano nel futuro e te lo fanno vedere aiutandoti a definire il percorso per arrivare lì. Si tratta di un processo un po’ immaginifico iniziale che ti aiuta nella definizione di un obiettivo che è anche la parte di sogno, che diventa poi un progetto. 

Quando bisogna definire un obiettivo è come tornare bambini, i bambini sognano, giocano e poi quando diventano adulti progettano.

Questo è il lavoro che faccio con le persone, i team e le organizzazioni a vario livello, a vario titolo ma lo faccio anche con individui singoli. Aiuto a sciogliere bandoli di matasse.

Quando lavoro nelle organizzazioni sono un coach o team coach e lavoro in modo strutturato; fuori faccio un coaching che mi tiene ancorata alle mie competenze organizzative; svolgo il career coaching. 

I soggetti possono essere i giovani che devono definire e raggiungere degli obiettivi, ma anche le persone di una certa seniority che si trovano in un momento di ridefinizione interna perchè stanno vivendo uno scollamento tra ciò che si desidera e quello che l’organizzazione in cui si è ti richiede, oppure perchè ci sono situazioni strutturali in cui l’organizzazione non ti supporta più e ci sono state delle problematiche serie; qui il sogno parte dalle difficoltà ma si ricostruisce.

Quali sono stati gli eventi più significativi della tua carriera? Prova a ripercorrere la tua strada e a raccontarci cosa ti ha portato fino a qui…

Io dico sempre che ho avuto tre vite e adesso sono alla terza:  sono stata una consulente, poi sono entrata in azienda e ci sono stata tredici anni; sono stata in Eni Corporate University, poi in Eni SpA e poi sono tornata alla consulenza. 

Sono sempre state mie decisioni e mi sono fatta aiutare a sciogliere le mie bambole. 

Se ti dovessi raccontare il sogno dove è nato me lo ricordo benissimo: ero appena laureata e ho svolto un lavoro per poi pagarmi le vacanze. Insegnavo italiano agli stranieri e mi chiedevo: mi basta questo? Poi, all’interno dello stesso istituto mi è capitato di svolgere un corso di formazione per delle persone di un’organizzazione e lì ho capito il sogno: occuparmi della formazione e dello sviluppo delle persone all’interno delle organizzazioni. In seguito, ho fatto un Master, 6 mesi di tirocinio in Eni Corporate University, tanta consulenza e dopo 3 anni sono entrata in Eni. 

Il sogno ci ha messo tempo prima di essere riconosciuto sul mercato, ma da qui sono nata, da un’aula che doveva farmi pagare le vacanze estive. Avevo poco più di 20 anni, appena laureata e come si sta in quelle scarpe me lo ricordo molto bene.

La social reputation riveste un’importanza fondamentale nella ricerca del lavoro e nella costruzione di un network proficuo. Prova a metterti nei panni di un giovane: come riuscire a catturare l’attenzione del target scelto, attraverso il Personal Branding? Quali consigli possono risultare utili per sfruttare questo strumento?

Il percorso che mi ha portato fin qui si riferisce sicuramente ad un momento di mercato che, rispetto a quello di oggi, aveva molte più semplicità, era un mercato meno duro. Tuttavia non c’erano tutti i social network che danno opportunità, non c’era Linkedin, non c’era il TEDxa. Di conseguenza, se venivi non venivi da una situazione privilegiata, ma da un contesto normale come me aprirti delle strade era difficile. Questo per dire che se da una parte la mia generazione è stata beneficiata, d’altra parte è stato difficile inserirsi.

Adesso le opportunità da sfruttare sono tante, ma parte tutto dal sogno, da un sogno che una serie di persone, che poi possono diventare i nostri mentori, possono aiutarci a farlo diventare un progetto. 

Per esempio io ho delle persone che mi hanno aiutato, incontrate in momenti e posti diversi. 

È importante quanto ho detto perchè quando sei molto giovane, il rischio è quello di disperdere le energie e bisogna riuscire a focalizzarsi per far diventare il sogno un obiettivo. Bisogna trovare chi ti può dare una direzione, bisogna cercare queste persone e poi farsi accompagnare nel percorso; ci sono relazioni potenti che ti possono accompagnare in  momenti diversi, si può crescere insieme. 

I confronti che io ho con ex capi o docenti sono rimasti nel tempo, io li mantengo e li mantengono anche loro, è una crescita reciproca. 

Bisogna trovare un capo, un docente, un fratello maggiore, qualcuno che  ti aiuti a fare sintesi e a rivedere le cose che succedono. 

È importante farsi vedere con le proprie peculiarità, valori, esperienze informali e non solo professionali; anche qui si vede la potenzialità di una persona (dallo sport ai viaggi) e questo è anche ciò che può rendere differente un neo laureato o uno junior sul mercato. 

Bisogna proporsi e fare domande, questo può scatenare interesse e relazione magari non con un CEO ma con un assistente. Linkedin è fatto per questo, quindi chi si trova ad essere presente si dice disponibile ad essere contattato.

Non bisogna avere paura, contattare qualcuno per avere indicazioni è un modo per aprire emotivamente anche l’altro; non è detto che rispondano tutti ma è un modo per far sì che le cose succedano.

Siamo di fronte ad uno scenario in continua trasformazione senza tempo: secondo te, quali sono le opportunità che i giovani devono e possono cogliere da questi continui cambiamenti? Come riuscire a gestirli attivamente?

Il momento non è facile e viverlo in modo proattivo e non passivo, capendo cosa cerca il mercato e specializzarsi in virtù di questo è fondamentale; bisogna mettersi in attivazione rispetto a questo, non necessariamente con Master ma anche con letture, comprensioni e far sì che questa curiosità venga trasmessa all’esterno facendosi percepire di alto valore. 

Comunque il mercato ricerca anche flessibilità, oltre che competenze specifiche; la flessibilità rispetto ad altre generazioni presenti, questa un giovane può averne maggiormente; inoltre il fatto di poter lavorare in smart working può portare a disponibilità maggiori e il mercato in alcuni contesti è molto più frizzante di quello che si possa immaginare. 

Alcuni settori stanno attraversando una fase di estrema sofferenza, mentre altri no e quest’analisi i ragazzi devono svolgerla, con il supporto di qualcuno; per esempio, se penso a giovani che mi hanno chiesto come possono muoversi nel mondo della formazione, mi verrebbe da dire che conoscere le piattaforme digitali, saperle gestire, entrando con un ruolo di tutoring può essere già un ottimo entry level. Basta mettersi davanti allo strumento con un tutorial e comprenderlo anche perchè parliamo di generazioni, di default, nativi digitali. 

Questo se viene reso pubblico e fatto percepire al mercato, ti posso dire che serve; ci sono competenze digitali mancanti, competenze che fanno parte di un entry level e a questo proposito si cerca tantissimo. 

Adesso ti propongo di lasciare questa rubrica con un consiglio, in risposta a qualcosa che non ho avuto modo di chiederti, o un augurio per i giovani che si affacciano a questo mondo lavorativo in progress…

È una cosa che mi ha detto un mio docente della scuola di counselling (parliamo di 5 o 6 anni fa), periodo in cui avevo poco meno di 40 anni, età critica rispetto alla propria carriera con una serie di timori; mi disse: “andrà come vuoi che vada.”

Siamo noi attori di ciò che ci succede, il nostro atteggiamento rispetto alle cose, nonostante il contesto, ha un impatto significativo su ciò che ci succede.

Non è detto che tutti debbano diventare CEO, ma si trova la propria nicchia di eccellenza; un’altra cosa che crea auto realizzazione è una nicchia di competenza forte, la grandezza di questa nicchia possiamo crearla noi e abbiamo tutte le forza per crearla.

Leggi la precedente intervista di Job Trip a Antonio De Pascali.
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