JOB TRIP_#9 Intervista a Marco Gasparri

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Ciao Marco, ti chiedo gentilmente di presentarti e di raccontarmi della tua realtà lavorativa. Di cosa ti occupi?  Fai finta di star parlando con un bambino curioso piccolo esploratore alla ricerca del lavoro dei suoi sogni…Cosa gli racconteresti?

Parto dalle cose importanti. 37 anni, romano, sono sposato con Elisabetta Maria da 9 e abbiamo 4 bambini (1 maschio e 3 femmine..): Pietro, 8 anni, grande appassionato di sport e videogiochi che non vede l’ora di crescere. Camilla, 6 anni, ama i vestiti e disegnare. Una tipa tosta che devo conquistare ogni giorno. Costanza, 3 anni, dolcissima e ubbidiente. Poi c’è la piccola Giulia, 1 anno appena compiuto e con una dote impagabile: a differenza dei fratelli ha sempre dormito tutta la notte! Se ti immagini una casa chiassosa, spesso in disordine e giornate molto lunghe (sottolineo molto..), hai colpito nel segno. Ma sono davvero grato per tutta questa meraviglia che ho immeritatamente accolto nella mia vita. 

Veniamo alla sfera professionale: sono entrato nel Gruppo Green Network, tra i principali fornitori di energia elettrica e gas indipendente sia nel mercato italiano che in quello UK, nel lontano 2004 e per diversi anni ho lavorato nelle Operations. Che, tradotto, significa gestire tutte quelle attività che consentono a un Cliente di cambiare operatore e ricevere le bollette. A un bambino direi che aiutavo le persone a risparmiare per avere la luce in casa rispettando l’ambiente!

Oggi mi occupo di innovazione e di accompagnare la trasformazione digitale dell’azienda: mi adopero per introdurre e abilitare la vendita di nuovi prodotti e servizi, efficientare i processi, costruire modelli di business e migliorare quelli esistenti. In parole semplici? Provo a immaginare il futuro!

Quali sono stati gli eventi più significativi della tua carriera? Prova a ripercorrere la tua strada e a raccontarci cosa ti ha portato fino a qui…

L’aspetto più bello del mio percorso in Green Network è senza dubbio l’esserci stato dal principio: sono stato assunto l’anno seguente la fondazione come quarto dipendente! Una vera e propria startup. All’inizio, inutile dirlo, tutti facevano tutto: attività ordinarie, sviluppo, marketing, comunicazione, back office. Ci si sporcava realmente le mani ed è stata una scuola di vita. Per farti capire: i primi anni stampavamo, imbustavamo e imbucavano personalmente ogni singola bolletta. In seguito, ci siamo strutturati sia a livello di organico che di processi, abbiamo consolidato la posizione di mercato e costruito, grazie alla straordinaria caparbietà dei proprietari, un piccolo gioiello. È tremendamente stimolante: l’azienda muta di continuo. Oggi siamo una multinazionale che opera in Italia e UK, vendendo energia elettrica e gas a oltre un milione di clienti. E continuiamo a evolverci, siamo appena entrati anche nel mondo dell’eCommerce con uno store 100% green!

Per quanto riguarda la mia carriera, sarebbe facile dire che i momenti significativi sono stati quelli in cui ho ricevuto i ruoli di responsabilità. In realtà sono stati quelli in cui l’azienda è stata più in difficoltà e c’è stato bisogno di unirsi, compattarsi, spingere all’unisono sull’acceleratore per superare un ostacolo. Sfide importanti che mi hanno formato sia come professionista che come uomo e mi hanno insegnato una grande lezione: il management ha a che fare con le persone, non con le cose. Come manager siamo chiamati a responsabilizzare le persone e sfruttare al meglio tutto ciò che queste mettono sul tavolo. 

I veri leader, ritengo, devono essere consapevolmente distaccati dal loro lavoro. Avere chiaro che si tratti di un mezzo per rendere migliore la comunità, la società e il mondo in cui viviamo. Il profitto può e deve venire dopo. Non solo: devono responsabilizzare il loro team rispettando decisioni che non condividono, consentendo di sbagliare e ammettendo deviazioni.

In questi anni ho imparato l’importanza di comunicare costantemente “perché” e non solo “come” lavorare insieme per un obiettivo condiviso.

La social reputation riveste un’importanza fondamentale nella ricerca del lavoro e nella costruzione di un network proficuo. Prova a metterti nei panni di un giovane: come riuscire a catturare l’attenzione del target scelto, attraverso il Personal Branding? Quali consigli possono risultare utili per sfruttare questo strumento?

Come ben sai, questo tema mi è particolarmente caro e proprio di recente ho scritto un approfondito articolo a riguardo. Ne riprendo, sinteticamente, solo il consiglio principale: occorre studiare le aziende. Prima di pensare a cosa dire, come farlo e che immagine trasmettere, è necessario sapere a chi si vuole apparire interessanti e, quindi, conoscere bene i possibili interlocutori. E la ricetta per riuscirvi è sempre la stessa: costanza. LinkedIn è uno strumento eccezionale e, se usato correttamente, si presta perfettamente allo scopo. I consigli sono semplici: curare il profilo personale, interagire con la propria rete di collegamenti, produrre contenuti professionali e in target con la mission delle aziende.

Siamo di fronte ad uno scenario in continua trasformazione senza tempo: secondo te, quali sono le opportunità che i giovani devono e possono cogliere da questi continui cambiamenti? Come riuscire a gestirli attivamente?

Bellissima domanda. È vero, ci troviamo in un mondo complesso e che muta rapidamente e, se consapevoli del proprio valore sociale nella costruzione di una nuova società, io penso che i giovani possano e debbano essere capaci di trasformare il cambiamento in miglioramento.

Il ricambio generazionale è il modo più adatto per cogliere al meglio queste opportunità, per farlo diventare ciò che genera benessere e capacità di creare ricchezza nei tempi nuovi perché a giovani schiacciati in difesa, deresponsabilizzati e demotivati, a una generazione intrappolata in un presente insoddisfacente o in fuga, è importante far cogliere che non è sufficiente contare sul sostegno, la presenza, l’apporto della famiglia, quanto piuttosto sul proprio valore sociale, sul riconoscere le proprie specificità, sia in termini di fragilità da contenere che di potenzialità da sviluppare.

Come governare questi cambiamenti repentini? Formandosi sul digitale. Naturalmente non bisogna pensare che sia necessario diventare tutti esperti informatici, ma occorre capire che è fondamentale diventare soggetti attivi e consapevoli in un mondo ormai permeato in maniera capillare dalle tecnologie informatiche. 

Servono azioni concrete e diffuse per essere in condizione di vivere il tempo presente con le necessarie competenze, altrimenti si rischia di avere una società in cui siamo oggetti passivi delle nuove tecnologie, anziché soggetti attivi (consiglio, a tal proposito, la visione del nuovo documentario di Netflix, “The social dilemma”).

Per migliorare le competenze digitali serve costruire una formazione di base diffusa che faccia comprendere cos’è un algoritmo, come funziona un computer e come usare con competenza la rete, sapendo come cercare e valutare l’informazione online, la sua veridicità, la sua utilità. Serve capire i processi computazionali, la logica che li governa, le loro potenzialità da sfruttare nel lavoro e nella vita quotidiana. Tutti concordano sulla scontata necessità di insegnare la matematica a partire dalle scuole elementari, ma dovrà essere altrettanto normale insegnare in tutte le scuole i principi dell’informatica. 

L’apprendimento delle tecnologie digitali, ovviamente, non deve in alcun modo sostituire quello delle materie umanistiche o di altri saperi. Deve invece essere complementare e integrativo, deve essere a supporto di una nuova formazione che sappia unire umanesimo e tecnologia, cultura digitale e cultura letteraria, filosofia e logica, economia e internet. L’obiettivo non è quello di formare una generazione di programmatori, ma insegnare ai ragazzi il pensiero computazionale, cioè la capacità di risolvere problemi, semplici o complessi, applicando la logica, pensando con metodo a strategie utili per definire soluzioni.

Adesso ti propongo di lasciare questa rubrica con un consiglio, in risposta a qualcosa che non ho avuto modo di chiederti, o un augurio per i giovani che si affacciano a questo mondo lavorativo in progress…

Permettimi un augurio alla Brunello Cucinelli, mia grande fonte d’ispirazione e modello: investite sulla formazione, ma prima di pensare al successo cercate di diventare uomini e donne di valore. Siate onesti, sinceri e non scendete a compromessi con voi stessi solo per compiacere gli altri o per un posto di lavoro. Vivete con coraggio ed entusiasmo il presente cercando di non scaricare sul futuro ansie e preoccupazioni del passato. Create le opportunità supportando il prossimo e ricordatevi che la gentilezza fa sempre la differenza.

Siate consapevoli del vostro valore, ma non usatelo come motivo di vanto. Non temete le vittorie di chi vi circonda, al contrario incoraggiate sempre amici e colleghi a dare il meglio. Nel corso della carriera, non ricorrete mai a scorrettezze per la vostra convenienza: prima o poi vi torneranno indietro, garantito. Più di tutto, chiedete scusa quando necessario e fate uso abituale della parola “grazie”. 

Quando percorrete sentieri difficili, non abbiate paura di fronte a qualche bivio: sappiate che la vita è fatta di scelte. E quando non saprete che scelta fare, chiedete aiuto, cercate un mentore, una guida. Fatevi ispirare dal bene e dal bello: ne siamo circondati, ma i nostri occhi sono troppo abituati alla bidimensionalità degli smartphone per cogliere la profondità e la meraviglia del Creato.

Siate, infine, promotori di questa verità: l’umiltà e la semplicità conducono verso un mondo migliore. Io ne sono convinto.

Leggi la precedente intervista di Job Trip a Federico Vigorelli Porro.
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