Oggi uno dei valori principali riconosciuti dalla società, intesa come insieme di organizzazioni e individui, è la sostenibilità. Ma cosa significa essere sostenibili? Spesso si associa la sostenibilità all’ambiente, senza riuscirne a comprenderne il senso più ampio.
Essere sostenibili assume significati differenti in base agli obiettivi che ci si pone, come ad esempio sostenibilità del business, sostenibilità del work-life balance, sostenibilità degli uffici e sostenibilità e crescita delle professionalità e competenze della propria organizzazione.
Partiamo dal senso più comune di sostenibilità, o meglio da quello che subito associamo a sostenibilità, costruendo il fil rouge che ci porterà a toccare altri aspetti di un modello sostenibile.
Partiamo dalla sostenibilità ambientale. Qualche mese fa Google, attraverso l’EIE (Enviromental Insights Explorer), ha pubblicato il suo report sulle fonti di emissione di CO2 e sulle principali forme di mobilità. Fornendo, contestualmente, un’importante fonte dati che consente di approntare piani di riduzione delle emissioni nocive, attraverso un cambio delle proprie abitudini di mobilità e non solo. Il team di Google ha raccolto 5 anni di dati (dal 2018 al 2023), analizzando i cambiamenti emersi dal pre-pandemia ad oggi, cosa è successo:
- è diminuito l’utilizzo dei mezzi pubblici – ad oggi non si è ancora tornati al livello pre-pandemico;
- è aumentato l’utilizzo dei veicoli privati;
- è aumentato l’utilizzo della bicicletta sia in termini di numero di viaggi che di distanza percorsa.
Questa è solo una sintesi dei fenomeni osservati, ma lascia intravedere una matrice di causa-effetto che apre scenari più ampi.
Osservare e, quindi, comprendere il cambio delle abitudini di commuting delle persone all’interno delle organizzazioni, aiuta a costruire modelli di flessibilità più adatti alle esigenze delle aziende e ai bisogni degli individui. Ad esempio perché sono aumentati gli spostamenti in auto rispetto al trasporto pubblico? Molte famiglie durante il periodo pandemico hanno scelto di spostarsi, di lasciare le grandi città per spazi più family-friendly, meno costosi e che offrissero una qualità della vita migliore. Scelta supportata dal fatto che oggi non si va in ufficio tutti i giorni perché lavoriamo molto in smart working – dai 2 ai 3 giorni la settimana. Ma, d’altro canto, questo fenomeno ha svuotato gli uffici e ha spinto il management delle organizzazioni a ripensare gli spazi affinché diventino un valore aggiunto, aumentando l’efficienza (più spazi di supporto alle persone) e riducendo i costi (meno spazi inutili, liberando spazi non fruiti).
Come gestire questo cambiamento? Come interpretare i comportamenti delle persone e rendere il processo di cambiamento più fluido?
In Workitect trasformiamo per i nostri clienti questa sfida in un’opportunità. Il nostro modello analizza sia i bisogni delle persone che quella delle organizzazioni. Lo fa attraverso due strumenti che, congiuntamente, mappano le attività (identificando gli spazi più adatti a quel tipo di attività) e i bisogni delle persone all’interno delle organizzazioni, dal commuting alle esigenze conciliative.
Con il primo strumento identifichiamo attività spazi in base al modello delle 4C (Comunicazione, Collaborazione, Concentrazione e Contemplazione), comprendendo come migliorare ed efficientare alcuni processi e attività
Con il secondo, durante la fase di raccolta dati, raccogliamo molte informazioni legate al commuting delle persone – tra i primi fattori di impatto sull’ambiente – e all’utilizzo del lavoro agile, contestualmente alle necessità delle persone (quali ad esempio i bisogni conciliativi) che determinano la routine giornaliera di ognuno di noi.
Durante la fase di analisi correliamo queste variabili fornendo una fotografia dei comportamenti e, successivamente, definire dei piani di azione che consentano alle organizzazioni e alle persone una mobilità più sostenibile sia in termini di impatto ambientale che di necessità personali, anche attraverso un utilizzo più consapevole ed efficiente degli spazi di lavoro.
Adottare un modello di flessibilità all’interno della propria organizzazione ha evidenti e molteplici vantaggi, tra cui:
- più produttività;
- meno tempo impiegato nel commuting;
- maggiore livello di benessere;
- costi inferiori;
- maggior livello di innovazione;
- riduzione dell’inquinamento.
Come possiamo amalgamare tutti questi elementi? Lo possiamo fare attraverso una corretta policy di lavoro agile che consenta un bilanciamento tra esigenze organizzative e necessità della popolazione aziendale.
Scrivere una policy di smart working significa definire regole, comportamenti e comunicazione del modello di sostenibilità della propria organizzazione. Significa creare un ambiente più inclusivo, maggior responsabilizzazione, più autonomia, innovazione. In sintesi più engagement e meno attrition.
Adottare un modello organizzativo flessibile fa bene all’organizzazione, alle persone e all’ambiente.