Near Working, Coworking, Smart Working… Lavorare in prossimità per rendere Milano “città a 15 minuti”

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Il Comune di Milano si sta dando molto da fare per coinvolgere un centinaio di realtà territoriali di coworking grandi e piccoli per fare rete.

La diffusione di queste realtà costituisce una risorsa per tutti coloro che cercano un’alternativa al lavoro da casa e ai lunghi spostamenti per raggiungere l’ufficio ed è il primo passo per rendere una città dove si può lavorare in prossimità.

In primavera, l’Assessore alle Attività Produttive Cristina Tajani ha presentato l’impegno dell’amministrazione nell’ottica della “città a 15 minuti”: <<per iniziare a costruire una nuova città basata sulla prossimità abbiamo bisogno di modificare i luoghi e gli spazi del lavoro con il contributo di imprese, amministrazioni e corpi intermedi>>.

Il nuovo modo di lavorare agile si chiama Near Working e l’idea promossa dal Comune di Milano è quella di organizzare il lavoro dei suoi dipendenti e delle partecipate comunali in epoca post-pandemia. È un modello innovativo di vivere e lavorare in una “città a 15 minuti”.

Come ha scritto Diana Cavalcoli nell’articolo articolo sul Corriere della Sera “Dallo smartworking al nearworking, l’esperimento di Milano”,

<< […] il “Nearworking”, annunciato in via sperimentale dal Comune di Milano è una “sorta di lavoro di vicinato” in alternativa al lavoro da remoto da casa. Una terza via al lavoro da remoto che potrebbe ridurre il senso di isolamento tra le mura domestiche, tra stanze troppo piccole e magari figli in didattica a distanza>>. 

L’obiettivo dichiarato è decongestionamento del traffico e avvicinare il luogo di lavoro alla propria abitazione. Si vuole favorire quartieri non più dormitorio ma che assumono nuova centralità nella vita di chi ci abita con servizi e nuove attività. Ovviamente, con conseguente risparmio di tempo e di emissioni derivanti da tutti quegli spostamenti obbligati. Il primo il vecchio caro (o odiato) ufficio.

Ora, dopo un anno di convivenza con la pandemia da Sars-CoV 2, il distacco emozionale dalla propria scrivania – avendo solo il desk – dovrebbe essere assodato, ma resta da fare un ulteriore passaggio culturale: quello di diffondere il più possibile lo smart working contrattualizzato e con tutti i crismi del caso. Stia sereno Beppe Sala ne beneficeranno anche gli esercizi di prossimità che anch’essi – oltre ai ristoranti del centro – hanno pagato più o meno il loro dazio alle chiusure del lockdown.

La famosa architetta milanese Patricia Viel ha dichiarato, come ho letto su Artribune, che tutti abbiamo imparato con formidabile brutalità a organizzare la nostra vita quotidiana e a gestire un rapporto di tipo fiduciario, così da rendere possibile il lavoro pur non andando tutti i giorni in ufficio. Questa è l’ereditàche ci lascia lo stato di emergenza, non il fatto che in un borgo ci si ammali meno che in città.

Tuttavia, bisogna evidenziare come sia “la città” il terreno dove saranno incanalati buona parte dei fondi che arriveranno per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Vale per macro progetti come per i più piccoli. Ad esempio, in tema di tutela della biodiversità e green communities – nel capitolo dello sviluppo economico integrato con l’ambiente – ci sono 330 milioni per il verde urbano e alla città di Milano va il contributo più importante: 100 milioni per la digitalizzazione dei parchi naturali.

Già, la tecnologia. Non è solo una delle famose “leve dello smart working”, ma feticcio della definizione smart cities. Noi non abbiamo bisogno di città intelligenti, abbiamo bisogno di città sostenibili, non possiamo sperare di delegare alla tecnologia la soluzione di tutti i problemi che l’economia e l’urbanistica hanno creato.

Però, per avere città sostenibili, ben venga il dibattito su Milano “città a 15 minuti” e capitale di coworking, near working, ecc… A quanto pare – secondo Ezio Manzini, autore di Abitare in prossimità – nelle altre metropoli italiane non se ne parla. Peccato, abitare in prossimità significa uno scenario di una città dove tutto ciò che serve quotidianamente sta a 15 minuti a piedi, in bicicletta o di trasporto pubblico da dove si abita. Non proprio una vita da pirla!

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Francesco Sani
Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
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Francesco Sani
Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
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