Lo Smart Working è un modello di lavoro flessibile che consente ai dipendenti di lavorare da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, a condizione che vengano rispettati i risultati attesi dall’azienda.
Questa definizione molto stile Wikipedia porta con sé uno degli errori più comuni in cui si abbattono le organizzazioni alla prime armi nella gestione dello Smart Working.
Quella che potrebbe essere un’opportunità di crescita viene invece percepita come un mero benefit per il dipendente, con la condizione che la produttività rimanga invariata.
Nella nostra esperienza come consulenti sullo Smart Working notiamo come ancora si faccia fatica a concepire il lavoro agile come strumento strategico per l’organizzazione dei processi e a cogliere o misurare l’impatto positivo che ha sulla produttività.
Da occasione per crescere, il lavoro Smart si trasforma in una semplice leva per far contenti i dipendenti ed evitare di perdere risorse importanti.
Ma d’altronde, come possiamo dare torto a chi i dipendenti non li trova?
Oggi per la gran parte dei lavoratori lo Smart Working è diventata una necessità inderogabile a cui non vogliono più rinunciare.
Se pensiamo a settori come il farmaceutico o l’information technology dove la necessità di nuove figure da inserire in organico è sempre elevata, ma a fronte di una bassa offerta sul mercato, la possibilità di permettere il lavoro da remoto diviene una leva indispensabile per attirare nuove risorse o mantenerle in azienda.
Un benefit ormai irrinunciabile.
Ma possiamo ritenere lo Smart Working solo come un benefit? Chiaramente no.
Quello che sappiamo è che lo Smart Working influisce in positivo sulla produttività.
Già da uno studio pubblicato nel 2018 sulla rivista “Harvard Journal of Technology and Economic” i ricercatori hanno dimostrato che lo Smart Working aumenta la produttività dei dipendenti.
La ricerca, condotta dall’Università di Harvard, ha evidenziato che lavorare da casa o da un luogo diverso dall’ufficio può aumentare la produttività fino al 13%. Questo è dovuto principalmente alla riduzione del tempo e dei costi legati ai trasferimenti quotidiani, nonché alla maggiore flessibilità nella gestione del tempo personale.
Inoltre, la possibilità di lavorare in un ambiente più confortevole e privato, libero da distrazioni e interruzioni, può aumentare la concentrazione e l’efficienza del lavoratore.
Non solo la produttività, ma anche il benessere del lavoratore:
Lo Smart Working non influisce solo sulla produttività, ma anche sul benessere psicologico dei dipendenti.
Uno studio pubblicato sulla rivista” Journal of Business and Psychology” nel 2016 ha dimostrato che lo Smart Working può migliorare la soddisfazione lavorativa e ridurre lo stress dei dipendenti.
Questo è stato attribuito alla maggiore flessibilità nella gestione del tempo e dei costi legati ai trasferimenti quotidiani. Inoltre, una ricerca condotta da Oxford Economics nel 2018 ha dimostrato che i dipendenti che lavorano in modo flessibile hanno maggiori livelli di benessere e soddisfazione rispetto ai dipendenti che lavorano in ufficio. Questi risultati suggeriscono che lo Smart Working può avere un impatto positivo sulla salute e il benessere dei dipendenti.
Ora quello che ci resta da chiedersi è: Stiamo gestendo al meglio lo Smart Working?
Abbiamo messo a punto una strategia che consenta di ottenere davvero i vantaggi prefissati?
Stiamo monitorando l’impatto che le nostre scelte hanno sulla nostra organizzazione?
Se è vero che ci sono studi che affermano come lo Smart Working faccia bene all’azienda e alle persone, è anche vero però, che le organizzazioni devono mettere a punto una modalità di gestione per il raggiungimento di questi risultati.
Non possiamo sperare che come per magia si ottimizzino i processi, ma come per ogni strumento adottato per la crescita di un’organizzazione, serviranno impegno e metodo.