Smart Working e Decreto Trasparenza: il gioco dell’oca del diritto del lavoro.

Se c’è un gioco che fin dalla tenera età ho sempre detestato è il gioco dell’oca. È uno dei giochi più d’azzardo che esistano essendo la vittoria (e soprattutto la sconfitta) totalmente rimessa alla Sorte e non essendoci alcuno spazio per le capacità del giocatore. Pensandoci bene è ciò che di più diseducativo si possa rappresentare ad un bambino tenendo anche presente che, quasi arrivato al successo, un semplice tiro di dadi sfortunato può farti ripiombare al “via” senza alcuna colpa e responsabilità.

Qualcuno potrebbe confutare che è una giusta rappresentazione di quello che può capitare nella vita, considerando anche che le origini di questo gioco sono riferibili ad un regalo ricevuto da Filippo II di Spagna da parte di Francesco I de’ Medici, quello che pur avendo fondato gli Uffizi a Firenze ed avendo sempre avuto un approccio abbastanza distaccato dalla politica di allora, è stato avvelenato con l’arsenico non si sa bene da chi… (magari a seguito di un tiro di dadi sfortunato).

Ecco sembra che quest’estate i giocatori del diritto del lavoro siano stati impegnati in un’infinita partita del gioco dell’oca, in cui però a tirare i fatali dadi sia sempre stato il Legislatore ed il Governo.

L’effetto è stato che direzioni HR, avvocati giuslavoristi e consulenti del lavoro si sono ritrovati a ripartire dal “via” nei posti più bizzarri: dal tipico ombrellone a più esotici safari, tutti volti a cercare di “capire” cosa si dovesse fare (e auspicabilmente non fare).

Innanzitutto c’è stato il davvero sorprendente cd. Decreto Trasparenza, un provvedimento di derivazione “europea” che – per evitare spiacevoli sanzioni per lo Stato italiano – si è pensato bene di far entrare in vigore a metà agosto, andando a vulnerare proprio quei diritti che il provvedimento normativo dovrebbe andare a rappresentare.

E sì perché nella ipocrisia politica vigente ci si preoccupa di emanare un provvedimento che vada ad “appesantire” i contratti di lavoro andando a indicare informazioni del tutto ultronee, come il numero dei giorni di ferie, costringendo le direzioni HR, proprio nel periodo agostano quando è tipico usufruirne, a sostanzialmente rinunciarvi.

Il disappunto aumenta ancor di più se si considera che, a mio avviso, il nuovo decreto non favorisce affatto la trasparenza e tantomeno la semplificazione, considerando che si sta andando verso la redazione di contratti (o informative) di decine di pagine che (come già accade per i contratti bancari o assicurativi) nessuno leggerà mai, cedendo il passo ad una tutela formalistica piuttosto che sostanziale.

Essendo state rovinate le ferie dal Decreto Trasparenza che sta ancora occupando le nottate di noi giuslavoristi, tutti si auguravano che il lancio dei dadi fatali potesse essere nel prossimo turno più fortunato e che si arrivasse ad una ulteriore proroga del regime “semplificato” dello smart working.

Invece no. Altro tiro e si è tornati indietro di qualche anno, con le aziende che dal 1° settembre 2022 sono tenute a far sottoscrivere contratti individuali di smart working con la complicazione di andare a rincorrere i propri dipendenti alla casa al mare o in montagna (perché in ferie) e con la consapevolezza che si stanno firmando degli accordi che dovranno essere comunque “revisionati” con la probabile riforma della normativa sul lavoro agile.

Ancor più sorprendente è poi che solo il 26 agosto 2022 (e, quindi, a soli 5 giorni dall’ “arrivo” del 1° settembre) – e dopo che le aziende avevano già previsto di far rientrare il proprio personale amministrativo ed HR per dare seguito alle comunicazioni obbligatorie in tema di lavoro agile – il Ministero del Lavoro abbia comunicato che le dette comunicazioni, in fase di prima applicazione, possano essere assolte entro il 1° novembre 2022. Un po’ come spegnere un incendio dopo che tutto si è bruciato, considerando anche che molte società si sono già rivolte e si stanno rivolgendo a noi per redigere regolamenti e accordi individuali.

Questa partita agostana – che forse abbiamo perso un po’ tutti – mi auguro che abbia una rivincita, basta però che non coincida con il periodo natalizio… altrimenti è accanimento…   

Sergio Alberto Codella

Sergio Alberto Codella

Avvocato da sempre interessato al diritto del lavoro, della previdenza sociale e sindacale. Da circa vent’anni svolge attività di natura giudiziale e consulenziale in favore di società e manager. É segretario generale della AIDR Associazione Italian Digital Revolution.
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