Un recente studio riportato dal Corriere della Sera ha fatto emergere un dato sorprendente: per tre lavoratori su quattro il benessere in ufficio in ufficio conta più dello stipendio.
Se fino a qualche anno fa il salario era il principale fattore di scelta per un lavoro, oggi la percezione è fortemente cambiata e le aziende sono chiamate a ripensare la propria strategia di attrattività.
Il nuovo valore del benessere in ufficio
È in atto un cambiamento profondo, iniziato già prima del 2020 e accelerato dalla pandemia: l’esperienza lavorativa non è soltanto questione di compenso, ma riguarda sempre più come ci fa sentire e quanto ci fa crescere.
Le organizzazioni vengono valutate (e scelte) in base a ciò che offrono. A fare la differenza contribuiscono:
- la possibilità di lavorare in ambienti flessibili e stimolanti;
- uffici che supportano attività diverse;
- la possibilità di crescere e imparare;
- un’attenzione concreta al benessere e alla salute psicofisica.
Il dato emerso dal sondaggio realizzato in Italia da Adecco, nel quale il 74% degli intervistati ha dichiarato che non accetterebbe un ambiente di lavoro peggiorativo pur di ottenere uno stipendio più alto, rende il messaggio chiaro: lo spazio non è un benefit accessorio, ma parte integrante del pacchetto retributivo. Ecco perché il benessere in ufficio sta acquisendo sempre più centralità.
Un ambiente che non funziona può diventare un fattore di stress, mentre uno spazio progettato bene diventa un vero investimento su benessere e produttività.
Dal salario all’esperienza di lavoro
Lo stipendio è un prerequisito, l’ambiente di lavoro è un differenziatore.
Per il 59% degli intervistati il criterio dominante nella scelta di una nuova posizione è il benessere all’interno dell’ufficio o, più in generale, nel contesto lavorativo. Solo il 32% assegna un ruolo prioritario al livello della retribuzione: un altro segnale che il benessere in ufficio continua a rappresentare un fattore decisivo.
Un’inversione evidente rispetto a pochi anni fa: nel 2022, sempre secondo un’indagine condotta da Adecco, il 53% dei lavoratori indicava la retribuzione come fattore principale, seguita dalla qualità del contesto lavorativo (36%) e dalle prospettive di crescita professionale (25%).
C’è una parte più ridotta di lavoratori disposta a fare concessioni. Il 17% accetterebbe condizioni di benessere in ufficio meno favorevoli in cambio della possibilità di lavorare da remoto, mentre solo il 9% verrebbe attratto da benefit particolari in un contesto non soddisfacente.
La tendenza generale, però, è chiara: per il 60% degli intervistati prevale la necessità di vivere un clima sereno. Un ulteriore 14% attribuisce grande importanza ai valori e alla cultura aziendale, considerati aspetti irrinunciabili persino a fronte di offerte economiche più vantaggiose.
Benessere in ufficio: la sfida per le aziende
Per le organizzazioni, questo scenario rappresenta una sfida e al tempo stesso una grande opportunità.
Se in passato progettare un ufficio significava soprattutto contenere i costi immobiliari, oggi la posta in gioco è diversa.
Lo spazio di lavoro è diventato uno strumento strategico di attrattività e retention, e va ripensato come parte integrante dell’esperienza dei collaboratori.
Gli uffici devono essere luoghi che attraggono e motivano, capaci di convincere le persone a tornare anche quando hanno l’alternativa del lavoro da remoto.
Non si tratta di imporre la presenza, ma piuttosto di offrire motivi concreti per sceglierla: ambienti che stimolano la creatività, che favoriscono la collaborazione, che rendono piacevole e produttivo il tempo passato in azienda.
In questo quadro, gli spazi assumono un ruolo narrativo: raccontano i valori e la cultura dell’organizzazione. Le aziende che riescono a tradurre la propria identità in scelte architettoniche e di design creano ambienti unici, riconoscibili, in cui le persone possono sentirsi parte di una comunità.
Non è più solo questione di estetica, ma di coerenza tra ciò che l’azienda dice e ciò che l’azienda fa vivere ogni giorno.
Fondamentale è anche la dimensione del benessere in ufficio e della sostenibilità.
Illuminazione, acustica, qualità dell’aria, comfort ergonomico non sono dettagli tecnici: sono le condizioni che determinano salute e concentrazione. Trascurarli significa minare la produttività; valorizzarli significa investire nel capitale umano.
Infine, un ufficio deve essere flessibile per natura. Non esiste più un’unica postazione valida per tutti: servono spazi diversi, in grado di rispondere a esigenze diverse. Focus room, library, informal meeting, POD, phone booth, area break: solo una varietà equilibrata di ambienti permette a ciascuno di lavorare al meglio, in ogni momento della giornata.
L’ufficio come vero benefit
Se, come abbiamo visto, per tre persone su quattro l’ambiente conta più dello stipendio, significa che lo spazio di lavoro deve diventare un asset strategico per le imprese.
Ma questo non vuol dire semplicemente avere un ufficio “bello”. Significa progettare spazi che rispondano davvero ai bisogni delle persone, includendole nelle decisioni che li riguardano e co-costruendo regole di utilizzo e modalità di convivenza che migliorino la qualità dell’esperienza quotidiana.
In un’epoca di lavoro sempre più ibrido, l’ufficio deve tornare ad essere il motivo per cui vale la pena tornare. In questo scenario, il principio guida rimane chiaro: il benessere in ufficio è la chiave per attrarre, motivare e trattenere le persone.