Gli uffici, spazi a geometria variabile

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La concezione “moderna” dell’ufficio in realtà non sarebbe tanto moderna. È nata negli USA nel 1939 dove, peraltro, fu inaugurato il primo open space per gli impiegati. Allora le donne erano solo un terzo della forza lavoro e l’organizzazione degli spazi rispondeva a una logica prettamente “white male american” – come se non bastasse quindi anche contornata da assenza di privacy e maschilismo. Purtroppo non è cambiata molto nei successivi ottant’anni. L’aver vissuto l’incredibile esperienza della pandemia è stata, nella più avanzate economie occidentali, l’occasione di un vero ripensamento dell’organizzazione abituale. L’epoca in cui il tasso di occupazione degli uffici coinvolgeva mediamente il 95% dei lavoratori – Europa o America che fosse – è probabilmente finita per sempre.

L’ufficio come luogo sociale: meno spazio individuale, più aree collettive.

A seguito dell’emergenza sanitaria, molte organizzazioni sono state portate a ripensare il “perimetro” aziendale vissuto tutti i giorni. L’effetto della diffusione di modalità di lavoro ibride ha accelerato la necessità di ottimizzare gli spazi. In verità la tendenza a ridurre postazioni individuali e ampliare le aree condivise in cui potersi confrontare, fare riunioni, socializzare, era già in essere da alcuni anni. Ma ben più recente è la consapevolezza che sia un processo irreversibile dover intervenire per creare ambienti adeguati a nuove esigenze di confronto. 

Questa tendenza organizzativa è stata confermata in fin dei conti dall’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano che già aveva presentato alcuni dati alla fine del 2022, in cui si evidenziava infatti come il ripensamento degli uffici fosse stato avviato nel 68% delle grandi imprese e nel 45% delle Pubbliche Amministrazioni. Nel merito, nel 52% delle grandi organizzazioni, nel 30% delle PMI e nel 25% delle PA sono già in corso interventi di modifica degli ambienti. Ancora, in prospettiva futura, gli stessi sono in fase di valutazione nel 26% delle grandi imprese, nel 21% delle PA e nel 14% delle PMI.

Collaborazione a geometria variabile.

La necessità alla base del ripensamento del layout degli uffici può avere differenti motivazioni. Da una parte è evidente che si voglia favorire il benessere nella fruizione degli spazi per i dipendenti in presenza, dall’altra c’è l’esigenza di organizzarsi in modo da ottimizzare il lavoro alla luce dei risultati ottenuti in modalità ibrida. Inoltre, alcune realtà hanno scelto di venire incontro alle richieste di un maggiore equilibrio nella salvaguardia dello spirito di condivisione tra colleghi, della motivazione e del senso di appartenenza. 

Chiaramente nelle organizzazioni si stanno ripensando e ridisegnando gli spazi non solo in base al numero delle persone – e nell’ottica delle minori giornate passate in sede – ma anche a seconda delle mansioni e delle attività da svolgere sul territorio. L’ufficio oggi è qualcosa che va ben oltre la “fisicità” della scrivania, diventando uno spazio ideale per valorizzare al meglio i momenti di collaborazione e socialità.

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Francesco Sani
Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per L'Espresso, Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
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Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per L'Espresso, Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
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