JOB TRIP_#16 Intervista a tre voci a BTO

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Presentatevi: raccontateci quale è la vostra realtà lavorativa e di cosa vi occupate. Raccontatelo con parole semplici come se steste parlando con un bambino curioso, piccolo esploratore alla ricerca del lavoro dei suoi sogni… Cosa gli raccontereste?

Florenzo Marra

BTO è una boutique di management consulting che si pone l’ambizioso obiettivo di creare un ponte tra il mondo dell’università e il mondo del business. Questo viene perseguito mettendo al servizio del business la ricerca scientifica, che partendo dai trend tech e dal mondo dell’innovazione, realizza piani di ricerca che aiutano le aziende a trasformarsi per gestire attivamente la digitalizzazione, senza farsi travolgere. 

BTO è una società giovane, con un’età media di 28 anni e con oltre 250 dipendenti, che vuole trasferire metodologie, informazione e talenti dal mondo dell’università e ricerca al mondo del business. In questo modo BTO crea il ponte che abilita l’accesso al processo di digital reinvention, suo principale obiettivo. 

Sono Florenzo Marra, General Manager di BTO, dove lavoro da oltre dieci anni.

Martino Scanziani

Sono Martino Scanziani e in BTO mi occupo di tutto il mondo internazionale; in altre parole, esporto i servizi che abbiamo creato nel corso del tempo in BTO all’interno del contesto europeo, localizzandoli attraverso le nostre tre legal entities basate in Germania, Austria e Lussemburgo.

Fabrizio Manzo

Sono Fabrizio Manzo, responsabile HR di BTO e sono anche io qui da 10 anni. La mia crescita professionale è nata e vive in questa realtà; qui sono partito come stagista e poi pian piano sono cresciuto. Mi occupo per la maggior parte del tempo, della gestione e amministrazione delle Risorse Umane e posso dividere il mio lavoro in tre macro-attività: 

  1. la prima riguarda il mondo Recruitment. Siamo una società fatta di persone e queste rappresentano, per noi, un valore fondamentale, quindi definisco con il mio team tutte le linee guida e risoluzioni per le problematiche di comportamenti e processi; 
  2. la seconda è relativa alla parte di definizione di piani di crescita e sviluppo delle persone, in questo senso mi occupo di rendere il loro Journey ottimale; mi riferisco a tutte le iniziative volte al supporto e al benessere del dipendente all’interno dell’azienda; 
  3. in ultimo, vi è tutto ciò che riguarda il pagamento e governance dei processi di payroll.

Domanda a Martino Scanziani – Quali sono stati gli eventi più significativi della tua carriera? Prova a ripercorrere la tua strada e a raccontarci cosa ti ha portato fino a qui…

Prima di entrare nel mondo del lavoro, ho fatto numerose esperienze, piccoli lavori che mi hanno permesso di guardare questo mondo con occhi diversi, ma senza la presunzione di sapere come andasse. 

Se ti dovessi riportare alcuni eventi, te ne racconterei probabilmente quattro:

Il primo

Era il 2012, stavo finendo la mia laurea magistrale ed era un periodo molto particolare in Italia perché si stava uscendo da una crisi economica molto forte e il lavoro veniva guardato in modo molto diverso rispetto ad oggi; ogni opportunità era un’occasione d’oro e non bisognava lasciarsela sfuggire. 

Iniziai a cercare lavoro mentre scrivevo la tesi; ricordo un colloquio che feci in quella che veniva considerata la “Coca Cola” del mondo tax & legal a Milano. Ricordo la tenacia e la voglia di fare durante il colloquio per poter arrivare all’offerta, e allo stesso tempo la tristezza nel cuore, dopo l’incontro, perché non mi “vedevo” all’interno di quella realtà e dei loro valori. In cuor mio, però, sapevo che non avrei potuto rifiutare – visto il periodo – l’eventuale proposta, che puntualmente arrivò.

Con coraggio mi misi alla ricerca di alternative; trovai il mio “primo lavoro” grazie ad una persona che avevo intervistato nell’ambito della mia tesi magistrale, esperto di business planning e internazionalizzazione, che mi segnalò una posizione all’interno del suo team e che, dopo una serie di colloqui, mi fece un’offerta che decisi di accettare.

In questo contesto lavorativo ho affrontato sfide professionali completamente diverse rispetto a ciò che avevo studiato perché la società si occupava di business planning da un lato e dall’altro di internazionalizzazione di aziende italiane ed espansione in Russia, CEE e USA. Era una posizione, la mia, incentrata su attività Sales & Marketing, ovvero legata alla vendita e gestione con team internazionali di progetti di espansione commerciale. Un mondo unico e nuovo, pieno di sfide diverse da quelle che avrei potuto immaginarmi solo qualche mese prima, ma da cui ho imparato tanto.

Il secondo

Il secondo evento è stato quello di lasciare questa realtà dopo un paio di anni di collaborazione. Questo è un passaggio importante perché lasciare la prima azienda è molto doloroso: è lì che incontri i tuoi primi mentori, le persone che, in qualche modo, danno forma al professionista che sarai.

Il caso volle che una delle persone che avevamo assunto per un internship in quell’azienda avesse da poco iniziato a lavorare in BTO e mi parlò di questa società in crescita, alla ricerca di giovani talenti, che però si occupava di temi a me per lo più ignoti. 

Questa opportunità l’ho vissuta come un modo per uscire dalla mia comfort zone, nell’ottica di voler mettere in discussione lo status quo per continuare ad imparare e crescere. E dopo qualche colloquio mi fu fatta una proposta che scelsi di accettare, nonostante mi sarei occupato di tutto tranne che di Project Management, mio interesse principale.

Il terzo

Il terzo evento, nel 2015, arriva dopo il primo anno di lavoro in BTO, quando mi viene presentata una grande opportunità: andare a supportare lo sviluppo della appena nata BTO in Germania e in Austria. Così mi sono ritrovato in un paese che non conoscevo, che non amavo particolarmente e con una sfida di business complessa da portare avanti. Ancora una volta uscire dalla mia zona di comfort mi ha aiutato a mettermi in gioco su un terreno impervio e non immaginato, ma allo stesso tempo di raggiungere negli anni obiettivi importanti.

Il quarto

Ed eccoci all’ultimo evento, datato 2019, anno molto particolare all’interno di BTO in cui abbiamo affrontato sfide importanti e una grande opportunità: il fondatore e presidente di BTO scelse di offrire a me, Florenzo e Fabrizio la possibilità di diventare partner della società.

Opportunità straordinaria, avendo da sempre visto la chimera di fare impresa come un obiettivo personale.

Opportunità che è corrisposta ad un cambio di paradigma importante da un punto di vista professionale e, nuovamente, ad uscire dalla comfort zone della vita lavorativa da dipendente per abbracciare una responsabilità più ampia in un periodo di forte cambiamento.

Domanda a Florenzo Marra – La social reputation riveste un’importanza fondamentale nella ricerca del lavoro e nella costruzione di un network proficuo. Prova a metterti nei panni di un giovane: come riuscire a catturare l’attenzione del target scelto, attraverso il Personal Branding? Quali consigli possono risultare utili per sfruttare questo strumento?

La social reputation secondo me è oggi fondamentale. Se dovessi mettermi nei panni di un giovane, direi che la cosa importante è iniziare ad usare quanto prima i social network in modo strategico.

Spesso in università ci capita di chiedere quanti studenti abbiano LinkedIn e la percentuale di iscritti è ancora bassa. È invece sostanziale iniziare subito a familiarizzare con lo strumento: se si inizia dopo laurea, il tempo non gioca a proprio favore. 

Se dovessi riportare un esempio pratico, anche sentirsi dire da un giovane – “Mi interessa venire a lavorare per te perché sei in un’azienda che mi piace molto” risulterebbe una motivazione non valida.

Infatti, è importante spiegare il “vero perché” della scelta; cercare di essere curiosi, andare oltre la superficie, altrimenti si rischia di non essere interessanti e di non far capire al proprio interlocutore quanto si tiene o si conosce la realtà.

Riuscire a capire e a comunicare efficacemente il motivo del perché quell’azienda ci piace e – ancora meglio – riuscire ad individuare quale dipartimento all’interno della società ci interessa maggiormente, ci porta ad essere più competitivi rispetto alla concorrenza e ad ottenere, quindi, più facilmente il lavoro sognato.

Un altro punto importante è sottolineare e capire che non si tratta solo del “giovane vs. l’azienda”, ma di una relazione biunivoca

L’azienda ha una propria cultura, un proprio stile comunicativo e tutta una serie di logiche che non devono essere nascoste ma visibili a tutti affinché i ragazzi scelgano consapevolmente l’organizzazione in cui vogliono realmente lavorare.

Infine, aggiungo che i giovani dovrebbero intercettare quelle aziende che consentano loro di essere “employable” e, di contro, i giovani dovrebbero mostrarsi flessibili e dinamici, adattandosi ad un mondo del lavoro che viaggia velocemente in questa direzione.

Domanda a Fabrizio Manzo – Siamo di fronte ad uno scenario in continua trasformazione senza tempo: secondo te, quali sono le opportunità che i giovani devono e possono cogliere da questi continui cambiamenti? Come riuscire a gestirli attivamente?

Una premessa iniziale che sento di fare è che la rivoluzione digitale stava già cambiando il modo di lavorare e studiare, il Covid ha accelerato questo processo. 

Guardiamo la prospettiva positiva: sono cadute le barriere geografiche in termini di formazione e lavoro e questa è una grande opportunità per i giovani. 

Oggi si ha la possibilità di iniziare percorsi accademici nel luogo in cui si è nati o nella città in cui si preferisce, cosa fino a qualche anno/mese fa impossibile; in aggiunta, internet offre un enorme catalogo di scuole/università di altissimo livello che promuovono la formazione a distanza, permettendoci di seguire da casa un percorso formativo (con costi contenuti) della più importante università della Svizzera o degli USA. 

Quest’abbattimento di barriere è, chiaramente, visibile anche nel mondo del lavoro.

Un’ulteriore evoluzione che consente di scegliere la città in cui vivere senza essere obbligati a trasferirci nella città in cui lavoriamo.

Infine, in relazione al mondo della formazione, aggiungo che oggi viviamo in un mondo pieno di contenuti informativi che permettono di e basta approfondire tematiche e cogliere diverse opportunità.

Adesso vi propongo di lasciare questa rubrica con un consiglio, in risposta a qualcosa che non ho avuto modo di chiedervi, o un augurio per i giovani che si affacciano a questo mondo lavorativo in progress

Florenzo Marra

Non ci si deve mai fermare, bisogna conoscere meglio se stessi facendo non solo un self assessement, ma mettendosi in gioco e uscendo dalla comfort zone. Iniziate fin da subito durante l’università, in questo modo comprenderete realmente il valore che potete apportare all’interno dei diversi contesti lavorativi e riuscirete a scegliere con più fermezza e facilità.

In più, i condimenti che rendono il piatto delizioso sono umiltà e voglia di fare! 

Non bisogna spaventarsi di fronte a nulla, nessun task è fine a sé stesso, basta fare sempre tutto nel migliore dei modi e con passione: questa sarà l’arma vincente che porterà i risultati desiderati durante il cammino. 

La vita lavorativa non è una 100 metri, ma una maratona, bisogna quindi andare avanti con costanza e tenere duro.

Martino Scanziani

È interessante notare come le soft skills sono quelle che ad oggi, o forse da sempre, fanno la differenza nel nostro contesto lavorativo. 

A questo aggiungo che nel guardare le opportunità lavorative bisogna informarsi e sentirsi in linea con i valori dell’azienda per poter così esprimere il meglio di sé, sia in fase di colloquio che nelle attività successive all’assunzione. 

Un’altra cosa che mi piacerebbe condividere con i giovani che ci leggono è di essere pronti ad essere sorpresi, sfatando miti come per esempio “andare a lavorare in banca è noioso e lavorare in una startup è bellissimo”… il mondo non è così e quando si è giovani occorre avere l’umiltà di riconoscere i propri limiti e confrontarsi con curiosità con il mondo. 

In ultimo, sento di dire che nel momento in cui si riceve un’opportunità bisogna trattarla con cura, sfidando sé stessi: abbiate il coraggio di osare, cogliendo la palla al balzo e lavorando su attività su cui non vi sentite confident, perché è proprio da questi momenti che imparerete di più.

Fabrizio Manzo

In linea con i miei colleghi, il messaggio che voglio lanciare è: cercate di essere protagonisti delle vostre decisioni, di scegliere consapevolmente il lavoro che desiderate fare.

Oggi avete l’opportunità di informarvi senza alcun limite, capire quali sono le attività proprie dei diversi professionisti, scegliere il piano di studio più adatto ai vostri obiettivi.

Leggi la precedente intervista di Job Trip a Luciano De Propris.
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