JOB TRIP_#7 Intervista a Nicola Rossi

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Ciao Nicola, ti chiedo gentilmente di presentarti e di raccontarmi della tua realtà lavorativa. Di cosa ti occupi?  Fai finta di star parlando con un bambino curioso piccolo esploratore alla ricerca del lavoro dei suoi sogni…Cosa gli racconteresti?

Ho 56 anni e lavoro in questo genere di mercato dal 2000; ho fatto la startup di Monster entrando nel Marketing come Marketing Manager e dal 2012 sono diventato Direttore Generale dell’azienda. 

Gestisco risorse e persone per far accadere qualcosa che può aiutare altre persone a trovare un’occupazione, a permettere di trovare un’opportunità. 

La cosa più bella è che riceviamo email di candidati che ci ringraziano per le opportunità che noi diamo; quindi a parte la parte più razionale (facilitare l’incontro tra domanda/offerta) c’è anche tutta questa parte più emozionale in cui le persone ti ringraziano per ciò che fai. 

Mi definirei come un metodico inquieto, ho bisogno di programmazione all’interno di un contesto dinamico; ho bisogno di paletti da spostare in modo dinamico ma in maniera abbastanza controllata. 

Questo fa parte del mio ruolo: avere dati da condividere e analizzare per poi prendere delle decisioni; l’unione di una parte razionale e la parte emozionale rientra tra le mie caratteristiche. 

Questo approccio fa riferimento all’estrazione lavorativa da cui arrivo: il marketing ha questo tipo di approccio culturale manageriale, quindi nel costruire emozioni, racconti, proposizioni di valore bisogna partire da basi razionali fatte di dati, numeri, analisi e ricerche.

Questa formazione personale e professionale mi caratterizza, definendomi un metodico inquieto perché ho sempre bisogno di guardare al di fuori della scatola; ho bisogno di nuovi stimoli partendo da una base razionale fatta di dati.

Quello che dico alle mie risorse è che se anche dovessero prendere decisioni emotive, è di aver sempre un background di informazioni fatto di analisi su cui costruire un percorso.

Quali sono stati gli eventi più significativi della tua carriera? Prova a ripercorrere la tua strada e a raccontarci cosa ti ha portato fino a qui…

Ne ho in mente un paio che partono dal principio che ho un approccio molto deterministico, ma sostengo anche il caos e la sorte. Sono nato a Siena e provengo da un contesto dove la sorte e la fortuna sono componenti fondamentali, insieme alla bravura e all’astuzia. 

Io sono convinto che le famose “sliding doors” siano dei passaggi fondamentali in un percorso personale e professionale di una persona ed  ho individuato due eventi per me fondamentali a riguardo: 

• la scelta dell’università che è stata casuale: avevo tre opportunità aperte totalmente differenti (architettura, chimica, economia) e ho scelto economia grazie ad un mio amico; sarebbe stato totalmente differente se avessi scelto altro. Questo lo vedo anche nei ragazzi di adesso: sono disorientati;

• quando sono diventato Country Manager in Monster; io ero Direttore Marketing e l’azienda aveva individuato un Country Manager che era già stato assunto ma una settimana prima di iniziare da noi, ha deciso di rimanere dove era. 

Quindi la mia azienda ha deciso di fare un percorso con me, chiedendomi se fossi interessato alla posizione; anche qui è stato un caso perché se questa persona avesse accettato oggi sarebbe completamente differente. 

Secondo me, in generale, più che di fortuna bisogna parlare di sorte e sliding doors in cui una persona è ad un bivio, ma devono esserci delle basi; se io non avessi dato la percezione e l’impressione di essere la persona giusta non ci sarebbe stata l’opportunità per me.

La social reputation riveste un’importanza fondamentale nella ricerca del lavoro e nella costruzione di un network proficuo. Prova a metterti nei panni di un giovane: come riuscire a catturare l’attenzione del target scelto, attraverso il Personal Branding? Quali consigli possono risultare utili per sfruttare questo strumento?

Bisogna usare i social, e gestirli diventa fondamentale. 

Per farti un esempio: io stamattina osservavo qualche statistica riguardo ad una ricerca che stiamo facendo per Amazon che cerca magazzinieri e il 93% delle candidature avveniva da Mobile, il 70% delle persone che hanno visto gli annunci li hanno visti tramite social.  

Noi facciamo campagne di attraction tramite Instagram, Twitter, Facebook perchè abbiamo uno accordo mondiale sullo scambio di Big Data per tracciare il comportamento…l’immagine quindi che la persona da di se stessa è fondamentale. 

Io dico sempre che è necessario essere se stessi e raccontarsi creando il proprio storytelling ma bisogna stare attenti perché parecchie aziende vanno a vedere i profili delle persone che assumono. 

Il mio consiglio è: se tenete i profili aperti e iniziate a mettere foto di serate con i bicchieri in mano oppure scrivete vostre legittime opinioni personali su considerazioni sociali o politiche, dovete stare attenti. 

Prima si andavano a chiedere referenze al parroco o al carabiniere di paese, adesso invece siamo tutti aperti (come Glassdoor) quindi bisogna raccontarsi bene per quello che si è e non per far piacere gli altri. 

I ragazzi devono stare attenti alla differenza tra condividere e comunicare: molto spesso si usano i social per condividere cose che rischiano di far attribuire pregiudizi alla propria personalità, invece bisogna raccontare se stessi per ciò che si è. 

Un altro consiglio che vi do, al di là dei Social, è quello di saper ascoltare; io vedo soprattutto nei ragazzi una grandissima voglia di fare e di dimostrare chi sono perché noi abbiamo creato eccessive aspettative in loro. 

Anche nei miei figli, vedo che fanno fatica ad ascoltare e rielaborare per assorbire in base alla propria personalità perché gli stimoli possono essere ovunque.

Io per esempio mi scrivo gli stimoli che sento e poi li utilizzo, una volta elaborati, per raccontarmi.

Siamo di fronte ad uno scenario in continua trasformazione senza tempo: secondo te, quali sono le opportunità che i giovani devono e possono cogliere da questi continui cambiamenti? Come riuscire a gestirli attivamente?

Secondo me è fondamentale che riusciate a far capire che avete competenze soft e hard, quindi unire le vostre competenze (ognuno nella propria materia specifica) alle competenze soft che riguardano la personalità. 

Io lo dico sempre che le aziende che hanno un percorso di selezione più valorizzante sono quelle che scelgono personalità e non candidati perché dopo, sarà la personalità a far la differenza.

Adesso ti propongo di lasciare questa rubrica con un consiglio, in risposta a qualcosa che non ho avuto modo di chiederti, o un augurio per i giovani che si affacciano a questo mondo lavorativo in progress…

L’augurio è quello di trovare manager o tutor che vi permettano di fare tanto e vi insegnino tanto. 

Io ho visto persone che avevano grandi capacità soft e hard che si sono scontrati con manager che non hanno dato la possibilità di esprimere la propria personalità. 

D’altra parte però se uno ha una personalità alla fine emerge; è importante far capire che potete portare valore alla persona e all’azienda. 

Quindi l’augurio è quello di riuscire a trovare quanto prima la giusta strada; qualcuno ci mette un anno, altri due ma senza scoraggiarsi mai. 

Non bisogna mai aver rimpianti, bisogna analizzare sempre, perché sono accadute alcune cose e se uno ha qualità personali e competenze alla fine il gioco è duro ma riuscirà. 

Quando il gioco si fa duro, sono i duri che iniziano a giocare, non bisogna mai darsi per vinti perché chi molla ha già perso. 

Facendo un parallelo sportivo: se tu sei il più bravo e non ti alleni (sulla parte hard e soft) non arrivi al tuo obiettivo. Ci vuole pazienza per poter migliorare e dimostrare al proprio allenatore. 

Bisogna avere pazienza, consapevolezza di apprendere sempre e mettersi in discussione; c’è anche la sorte ma l’allenamento è fondamentale.

Leggi la precedente intervista di Job Trip a Marco Vigini.
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