Vacanze di Natale, lo smart worker deve prendersi una pausa

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Il settimanale The Economist ha dato voce alla ricerca di Nicholas Bloom dell’Università di Stanford, diventata nota a livello internazionale, sul monitoraggio delle abitudini di lavoro da casa in una grande multinazionale. Già prima che la pandemia rendesse diffuso l’home working, i risultati di un campione casuale, evidenziavano come i giorni di malattia erano diminuiti del 12% per quei dipendenti che lavoravano da casa due giorni alla settimana rispetto a quelli che lavoravano a tempo pieno in sede. Oggi sappiamo, inoltre, che pure la produttività è aumentata grazie a una digitalizzazione intelligente delle attività. 

Lavorare da casa è da una parte un privilegio e dall’altra un rischio. Non stiamo qui di nuovo a elencare i benefici dello smart working né a rimarcare le difficoltà di chi si è trovato a lavorare più del dovuto. In quest’ultimo caso non c’era niente di “smart”.

Qui voglio affrontare il tema di come lo smart worker dovrebbe comportarsi durante il periodo delle vacanze di Natale, quando gli uffici saranno effettivamente chiusi, ma l’accesso da remoto ai software aziendali consente di abbattere distanze spazio – temporali. La rivoluzione del lavoro agile ha inevitabilmente alzato l’asticella di quel che si può considerare il momento della vacanza.

Presenzialismo digitale trappola di Natale

Siccome immagino che chi non stacca per malattia tenda a non mollare neanche quando è in vacanza, credo che per i collaboratori – quelli abituati a essere valutati in base all’energia profusa nel lavoro più che sui risultati – è difficile godersi qualche giorno di riposo, ora che il remote working gli permette di non preoccuparsi di prendere una pausa. Per lo smart worker che ha un’alta produttività, fare gli straordinari natalizi non è un lavoro ingrato, ma una normale condizione.

Con l’incombere della recessione – spada di Damocle sulla testa dei lavoratori ciclicamente minacciata come canta Bugo in “C’è crisi” – che mette in discussione la sicurezza del posto, dimostrare di essere utili diventa ancora più importante. Ma che davvero anche in vacanza?!

Il presenzialismo digitale – perché a questo equivale l’insistere a produrre quando si è in vacanza – non è nell’interesse di nessuno. Alla vigilia di Natale, scrivere una mail a un collega ha la stessa efficacia di lanciare un aeroplanino di carta dalla finestra. Non è smart attendersi una risposta.

L’importanza del riposo

Un mio ex-manager, oggi docente di psicologia, diceva che è importante riposarsi dopo un lavoro ma ancora più importante è essere riposati prima di farlo. Quindi anche lo smart worker deve capire che per le vacanze di Natale è intelligente staccare la spina, in particolare quella del computer! Togliere gli occhi dallo schermo, camminare, fare stretching, dormire, leggere, può ritemprare il corpo e lo spirito. Oziare un po’ dà il tempo di fare un bilancio della vita frenetica in nome del sistema produttivo. Non bisogna preoccuparsi di sentirsi pigri, la vera pigrizia non può essere mascherata: se una persona finge di essere malata o stanca, probabilmente i colleghi lo avranno già notato.

Allo stesso modo, essere precisi e portare risultati nel corso dell’anno rende il riposo un degno diritto. Bisogna sapersi prendere il proprio tempo di recupero delle energie, perché nel 2023 ci sarà ancora tanto da fare.

Buon Natale nel frattempo.

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Francesco Sani
Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
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Francesco Sani
Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
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