La transizione ecologica non è in ufficio con l’auto elettrica, ma meno consumi e più smart working

Indice dei contenuti

<<L’energia rinnovabile è l’energia della libertà>>.

Christian Lindner, ministro delle Finanze della Germania.

Ecco un po’ di appunti sparsi come istantanee dei tempi che stiamo vivendo. 

Le associazioni di categoria lamentano che le imprese italiane spenderanno nel 2022 complessivamente 68 miliardi di euro in più a causa dei rincari delle fonti energetiche. La Russia è il primo produttore mondiale di gas, il secondo di petrolio e il terzo di carbone. La russa Gazprom e la saudita Aramco sono le prime aziende a livello planetario per inquinamento da emissioni di CO2 nell’atmosfera. La metà del gas che l’Italia importa serve per riscaldarci. Con il conflitto in Ucraina, il petrolio è tornato a superare i 100 dollari al barile, una quotazione che non si vedeva dal 2014. ENI ha recentemente annunciato che il suo utile 2021 è stato di 4,7 miliardi di euro, un risultato così ottimo non lo raggiungeva da un decennio. 

Le fonti fossili sono le principali responsabili del surriscaldamento climatico e gli scienziati avvertono che bisogna fermare l’estrazione per ridurre le emissioni in atmosfera. Inoltre esso è praticamente da sempre causa di guerre e instabilità politica. No blood for oil era lo slogan del movimento pacifista mondiale nel 2003 che si opponeva all’aggressione militare USA in Iraq. Ma anche nell’ultima guerra del “nuovo ordine globale” – quella in Ucraina, appunto – possiamo ravvisare connessioni. Naomi Klein su The Intercept ha scritto in merito: “la guerra è colpa anche di un modello superato, legato allo sfruttamento del petrolio e del gas. Per uscire dalla crisi serve un salto in avanti”.

Pochi sanno che negli anni ’80 proprio le grandi compagnie petrolifere americane avevano scoperto una correlazione tra gli effetti della loro attività e il cambiamento climatico. Ovviamente ai loro ricercatori fu chiesto di tacere ma oggi, grazie alle varie inchieste indipendenti e governative, sappiamo che in tempi non sospetti erano già al corrente che le emissioni di anidride carbonica fossero climalteranti. Ventisei Conferenze ONU delle Parti (COP) dopo, passando per il Protocollo di Kyoto e gli Accordi di Parigi, arriviamo all’attualità del momento. Il 28 febbraio è uscito il 6° rapporto dell’International Panel for Climate Change (il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), quattro giorni dopo l’inizio della guerra di invasione russa di Putin. Le notizie sull’Ucraina hanno oscurato questa notizia, soprattutto le conclusioni tratte nel report, è stato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres che ne ha restituito la gravità definendole <<un atlante della sofferenza umana un atto d’accusa contro il fallimento delle politiche sul clima>>

Adesso che vi ho annoiato un po’ voglio provare a tirare le fila.

Il modello economico corrente – che si manifesta bene con le code in tangenziale a Milano, per intenderci – non è separato da tutto quanto detto sopra, bensì è causa e conseguenza. Dobbiamo consumare meno energia da fonti fossili e limitare gli spostamenti. Le aziende devono fare la loro parte, riducendo uffici inutili che costringono a pagare bollette astronomiche per riscaldarli e concedere ai dipendenti più smart working.

La transizione ecologica – che essenzialmente sarà una transizione energetica – non è solo una questione di decisioni politiche, passa anche da qui. Sostituire il traffico di auto a benzina con il traffico di auto elettriche non è la soluzione.

Picture of Francesco Sani
Francesco Sani
Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
Picture of Francesco Sani
Francesco Sani
Giornalista Pubblicista laureato in Sociologia all'Università di Firenze. È Direttore della rivista Firenze Urban Lifestyle e collabora con altri magazine e blog su temi attinenti Cultura, Ambiente e Società. Scrive e ha scritto per Il Fatto Quotidiano, Smart Working Magazine e Artribune.
Categorie
Scarica le nostre guide gratuite
Desk Sharing
Desk sharing significa letteralmente condivisione
della scrivania
.
Si tratta di un’organizzazione delle postazioni dell’ufficio non più basata sull’assegnazione delle singole scrivanie, bensì sulla loro condivisione.
Clean Desk Policy
Si tratta di una direttiva promossa dall’azienda che regola il modo in cui le persone devono lasciare la postazione di lavoro una volta concluse le attività e come devono gestire i documenti, i file e, in generale, i dati sensibili.
Donna stressata dal lavoro
Mercoledì 8 maggio, ore 12:00

Lavorare stanca: come gestire lo stress in azienda

Il caso FINDUS

Quali soluzioni sono più efficaci per promuovere un clima lavorativo sano e stimolante? Ne parleremo con Findus.
Webinar gratuito, posti limitati