Era il lontano 2013 e mi recavo dal Prof. Luca Solari per proporgli di farmi da relatore per la mia tesi specialistica: come progettare l’ufficio dal punto di vista delle risorse umane?
Il risultato lo potete leggere nelle conclusioni!
A distanza di 10 anni la creazione con Simone Casella di Workitect questo manifesto è ancora attuale.
La nascita della Workitecture
In queste pagine abbiamo raccontato il lavoro e la sua evoluzione partendo dalla produzione in fabbrica, passando agli impieghi in ufficio, fino ad arrivare al processo progressivo di smaterializzazione del lavoro nell’economia della conoscenza.
Cambia il lavoro e cambiano i lavoratori che da addetti all’esecuzione di semplici compiti impartiti dall’alto, secondo i dettami dello scientific management, diventano knowledge workers, donne e uomini che mettono le proprie competenze, le proprie intuizioni e la propria intraprendenza al servizio dell’azienda.
I confini tra lavoro e tempo libero diventano sempre più permeabili e vengono messi in discussione i principi fondanti del modello di lavoro fordista basato su orari standard, controllo dall’alto e parcellizzazione delle mansioni e si afferma un modello in cui il nuovo paradigma è quello della flessibilità e dello smart working; i lavoratori della conoscenza possono teoricamente lavorare 7 giorni su 7 in qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi luogo e assumono funzioni ad alto livello di complessità e di cui sono spesso i più esperti all’interno dell’organizzazione. Inoltre, la definizione economica di produttività ovvero il rapporto tra la quantità di output e le quantità di uno o più input utilizzati nel processo di produzione non è più attuale in quanto utilizza parametri esclusivamente quantitativi ignorando la post produzione intellettuale che ne accresce senso e valore ed è alla base dell’economia della conoscenza.
Nonostante questo, molte organizzazioni faticano a ristrutturarsi secondo questo nuovo paradigma e rimangono ancorate a vecchi metodi di controllo e valutazione basati su orario e presenza. Questo è dovuto anche alle norme che regolano il mercato del lavoro e impongono, anche a quelle aziende che vorrebbero modulare la retribuzione legandola maggiormente al risultato, di applicare dei contratti collettivi con minimi tabellari, livelli standard e orario di lavoro di 40 ore a settimana.
Il workplace (nel senso più ampio del termine) ha seguito parallelamente la stessa evoluzione: oggi si può lavorare in qualsiasi luogo grazie alla tecnologia e ci si chiede quindi quale possa essere il futuro dell’ufficio, fino a metterne in discussione la sua necessità.
Tuttavia, gli uffici, a parte qualche raro caso, non sono tanto diversi da come erano 20 anni fa e risultano caratterizzati dalla genericità degli spazi e progettati secondo logiche prettamente estetiche o di razionalizzazione dei costi tralasciando l’analisi sui processi lavorativi e organizzativi.
Quindi come si può “progettare l’ufficio dal punto di vista delle risorse umane”?
La questione non è semplice ed è spesso trascurata sia dalle aziende che dagli studi di architettura specializzati, anche se sempre più indagini dimostrano che il luogo di lavoro ha una stretta correlazione con la produttività e la performance dei dipendenti. Manca però una diffusa letteratura sull’argomento e soprattutto delle figure professionali poliedriche e capaci di fornire alle aziende una consulenza completa, che abbracci diverse discipline.
Questa tesi vuole essere un piccolo tassello per lo sviluppo di questa nuova scienza multidisciplinare che racchiuda psicologia ed architettura, sociologia dell’organizzazione ed ingegneria gestionale, informatica e design in un unico approccio che ho voluto sintetizzare con il termine di Workitecture.
Su questi temi ho scritto anche un libro che ho chiamato “Lo smart working comincia dall’ufficio” in cui troverai altre riflessioni come questa su cui mi piacerebbe avere anche la tua opinione.