I 4 cavalieri dell’apocalisse di ogni lavoratore – L’ansia 

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Siamo arrivati al terzo cavaliere dell’Apocalisse, che gioca un ruolo decisamente importante nel rendere una prestazione professionale inferiore rispetto alle potenzialità reali: l’ansia.

Infatti, a differenza del primo (lo stress), che ci rende deconcentrati e spompati, e del secondo (la mancanza di assertività), che ci rende poco comunicativi e privi di leadership, l’ansia è il peggiore di tutti, poichè ci paralizza.

Questo fenomeno di per sé non è patologico come si direbbe. Il suo scopo, come per tutti gli stati psichici, è quello di preservare la nostra incolumità. L’ansia ha il potere di metterci in uno stato di allerta al fine di reagire prontamente a un eventuale problema. È normale entrare in allarme per eventi ambientali avversi. 

L’ansia diventa, però, patologica quando a scatenarla sono stimoli oggettivamente non lesivi. Il cervello di un ansioso ha la caratteristica di non spegnersi proprio mai. Le preoccupazioni sono una presenza costante e intrusiva. Nel momento in cui uno stimolo ansioso non ha più ragione di esistere, altri prendono il suo posto. I problemi del tutto risolvibili vengono vissuti come una catastrofe senza precedenti e, se non ci sono problemi, l’ansioso se li crea.

L’ansia si esterna con una serie di sintomatologie:

  • cognitive, come disattenzione, perenne indecisione, difficoltà di concentrazione;
  • dell’umore, con presenza di scatti d’ira e di un umore ballerino;
  • fisiche, con tremori, frequenti emicranie, tensioni muscolari, sudorazione eccessiva, insonnia, ecc.

Non sarà a questo punto difficile immaginare quale impatto possa avere un disturbo d’ansia su un lavoratore. 

Disturbi d’ansia più comuni

I disturbi riconducibili all’ansia sono diversi. I più comuni sono:

  • DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATO

Soffrire di questo disturbo vuol dire dedicare gran parte del proprio tempo a preoccupazioni di vario tipo, passando la giornata in un continuo rimuginio di possibili tragedie imminenti. Purtroppo queste persone non si rilassano mai, o quasi mai, non si godono la vita né riescono a vivere il “qui e ora” perchè sono sempre proiettati verso un futuro evento nefasto.

Un lavoratore con problemi di questo tipo apparirà:

  • esitante e poco preparato;
  • in evidente affanno o difficoltà;
  • scarsamente comunicativo;
  • remissivo e manipolabile.

E allora cosa fare?

Non esistono tecniche che promettono cambiamenti istantei e definitivi, come promettono molti. Piuttosto bisogna capire innanzitutto come identificare il disturbo e cosa è possibile fare in relazione a esso. Va capita la gravità del nostro disturbo e chiedersi se non sia il caso di chiedere aiuto a un professionista. Un primo passo è quello di capire l’effettiva pericolosità di uno stimolo ansiogeno. La chiave non sta nel rifuggire dall’ansia stessa, ma piuttosto nel farsela amica. Nel momento in cui evito ciò che mi crea ansia sto fuggendo da essa. Il meccanismo di fuga mi dà un momentaneo sollievo, ma consolida un meccanismo di evitamento. Il risultato sarà una vita in fuga. 

  • DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO

In numerosi contesti organizzativi si è verificata un’impennata di questo fenomeno. Chi soffre di questo disturbo ha pensieri intrusivi accompagnati da ansia. Questi pensieri si definiscono ossessioni e, al fine di neutralizzare tali ansie, le persone mettono in atto un rituale o compulsione.

Quali sono le conseguenze per un lavoratore ossessivo-compulsivo?

  • Difficoltà, in certi casi, ad arrivare puntuale, poiché i rituali assorbono molto tempo.
  • Rigidità mentale, che si traduce con un disagio profondo verso i cambiamenti.
  • Ansia e pensieri intrusivi costanti.
  • Imbarazzo nel fare azioni ritualizzate.

A differenza di molti altri disturbi, questo è decisamente visibile e individuabile. Le terapie con questa tipologia di problema danno spesso buoni risultati, ma è comunque opportuno capirne l’effettiva gravità. Tutti noi abbiamo qualche abitudine ritualizzata, ma non per questo abbiamo un D.O.C. Se infatti il fenomeno non condiziona la qualità di vita rimane opportuno un monitoraggio costante. Il monitoraggio è fondamentale poichè i pensieri ossessivi aumentano esponenzialmente quando siamo sotto stress, ma non è detto che regrediscano una volta finito un periodo difficile. Se iniziamo a dare troppo spazio a rituali e compulsioni stiamo consolidando un meccanismo patologico. Risulta davvero importante, quindi, prevenire la situazione e non entrare in questa trappola che comprometterà la qualità della vita. I rituali, se cominciano a insinuarsi nella nostra quotidianità, ci fanno perdere molto tempo ed energie. Per non parlare dell’ansia costante generata dalla paura di non riuscire a fare tutto alla perfezione.

  • DISTURBI DA PANICO

Il disturbo da panico forse è il più tossico dei disturbi riconducibili all’ansia per la nostra dimensione lavorativa. Questa tipologia di disturbo è in rapida ascesa: si calcola che almeno un 10% delle persone, prevalentemente di genere femminile, abbia sperimentato questa spiacevole esperienza.

Gli attacchi di panico non sono tutti uguali: la sintomatologia, la modalità, l’esordio, l’intensità e la durata possono infatti essere piuttosto variabili. 

Normalmente la durata è breve, ma le sensazioni sono intense e gettano la persona nel terrore. Chi lo prova per la prima volta spesso lo confonde con un infarto o ictus.

Il problema maggiore, alla fine, è che “si vive nel panico del panico” e quindi si smette di vivere. Soprattutto quando si cominciano a mettere in atto quei meccanismi per evitare proprio quelle situazioni che possono innescare l’attacco. Anche in questo caso può diventare un’esistenza in fuga da ciò che ci mette in agitazione.

Un lavoratore con questo disturbo apparirà:

  • spaventato e esitante;
  • nel panico, soprattutto se deve parlare in pubblico;
  • magari non apparirà proprio perchè non se la sente;
  • visibilmente a disagio, in ogni momento, o quasi.

Ricordiamo che l’ansia in origine è nata per allungare la nostra vita, e non per rovinarcela. Anzitutto è opportuno capire la differenza tra ansia e paura. La risposta sensata è quella di non avere paura di provare ansia e allo stesso tempo avere il coraggio di affrontarla. 

Picture of Vittoria Olivieri
Vittoria Olivieri
Psicologa del lavoro. Svolge attività di orientamento formativo e professionale per studenti e lavoratori. Dal 2017 accompagna lavoratori e aziende nell’implementazione di percorsi di Change Management.
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Vittoria Olivieri
Psicologa del lavoro. Svolge attività di orientamento formativo e professionale per studenti e lavoratori. Dal 2017 accompagna lavoratori e aziende nell’implementazione di percorsi di Change Management.
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